Mario Monti a Repubblica: “Qualcosa dice di non candidarmi”

Pubblicato il 23 Dicembre 2012 - 09:16 OLTRE 6 MESI FA
Mario Monti (LaPresse)

ROMA – “Candidarmi? Non lo so ancora. Ma dentro di me qualcosa mi dice di no”. Così il premier Mario Monti in un colloquio con Eugenio Scalfari su Repubblica alla vigilia della sua conferenza stampa risponde alla domanda se scenderà o meno in campo come portabandiera e leader del Centro.

Mario Monti aggiunge che oggi 23 dicembre farà il bilancio dei suoi 400 giorni di governo. Nella conferenza stampa, Monti parlerà di come abbia ”ereditato una situazione fallimentare” e di come la lascia. Dopo che avrà esposto ”gli impegni che ci hanno ridato credibilità e che non possono essere smantellati senza ripiombare nel precipizio che abbiamo evitato”, Monti si rivolgerà direttamente ”al Paese, alla pubblica opinione e alle forze sociali e politiche” per leggere ”un messaggio, un memorandum” da svolgere nei primi 100 giorni di governo.

Eccone i punti chiave: ”una legge aggiuntiva contro la corruzione; quella varata poche settimane fa è stata di fatto concordata con la cosiddetta ‘strana maggioranza’, ma è manchevole, consapevolmente manchevole di alcuni punti importanti. Bisogna completarla. Altrettanto bisogna fare con le liberalizzazioni. Bisogna rendere più penetrante l’azione antitrust in favore della libera concorrenza. Portare a termine l’impegno di abolizione delle Province. Cambiare la legge elettorale basandola sui collegi. Dimezzare il numero dei parlamentari. Portare avanti la riforma fiscale. Difendere fino in fondo la riforma delle pensioni. Cambiare il welfare e creare un sistema generale di ammortizzatori sociali. E soprattutto investire nelle scuole superiori, nell’università e nella ricerca”.

Molti punti sono in comune col Pd, secondo Monti, che dice di considerare ”indispensabile” un’alleanza post elettorale con i democratici. Ma il premier ancora non sa se sarà in prima persona leader del Centro: ”So che Napolitano preferirebbe che io, pur incoraggiando la parte politica a me più congeniale, restassi in panchina”. Il premier aggiunge: “Vedrò. La notte porta consiglio”.

La notte è passata e alle ore 11 l’ex commissario europeo scioglierà le sue riserve.

A proposito dei partiti che lo dovrebbero appoggiare, Mario Monti spiega che il Centro va rafforzato  per ”fare muro e limitare il riafflusso alla destra populista”.  Berlusconi più forte di quanto si crede? ”Per la sesta volta? – ribatte il premier al fondatore del quotidiano – Dopo aver visto quali danni ha fatto all’economia italiana e alla credibilità del Paese?”.

Secondo Monti però, il centro attuale, con Casini Fini, Montezemolo e il ministro Riccardi ma senza di lui è stimato dai sondaggi ”tra il 9 e il 12 per cento”. ”Vedo che i sondaggi su di me mi danno intorno al 40 per cento; alcuni anche di più”‘. E all’ipotesi di un blocco del Centro con Berlusconi risponde che ”non lo farà mai”. ”Alcune persone per bene, sì vorrebbero venire al Centro e io non sarei contrario”. Oltre a Pisanu, aggiunge, ”ce n’e’ qualcun altro”. Se Casini oscilla tra il 6 e il 7 e Fini con il 2, prosegue, è perché ”sono politici fin da ragazzi e la gente non sopporta più i politici professionali. Si parla ormai di esperti e di società civile. E’ questo che non fa decollare il Centro”.

Montezemolo, dice, ”rappresenta in qualche modo le imprese. Riccardi è il fondatore di Sant’Egidio”. Non intende ridar vita alla Dc: ”Nessuno di noi pensa questo e io non mi propongo un obiettivo del genere”. Allo stabilimento Fiat di Melfi, Monti si è ”commosso” davanti agli operai, ma si è anche ”dispiaciuto” per quelli rimasti fuori: ”Ma non spettava a me di aprire i cancelli”.

Monti infine, illustrerà gli impegni presi che hanno hanno ridato credibilità all’Italia, ”purtroppo”, osserva, oltre a Grillo e ai berlusconiani ”li contestano anche la Camusso e Vendola. Questa è una forte differenza tra il Centro e il Pd”. ”Camusso, Vendola e molti altri nel Pd – sottolinea – vogliono e dicono di voler smantellare quello che è stato fatto. Io sono del parere di Ichino – aggiunge – che del resto è uno dei più fedeli a quel partito e credo nell’onestà intellettuale di Bersani”.