Tensione nella destra. La Russa contro Lega, Maroni contro Tremonti

Pubblicato il 5 Novembre 2009 - 12:18 OLTRE 6 MESI FA

casiniCresce la tensione nella destra, mentre si avvicina la partita delle regionali: la lista della formazione non è affatto conclusa e in attesa della ennesima cena di chiarimento tra Berlusconi, Bossi e e Fini (di nuovo sotto attacco dal Giornale di Berlusconi), ogni pretesto è utile per alzare il prezzo nella trattativa e mandare segnali più o meno obliqui.

Si tratta di un minuetto piuttosto complicato, dove entrano:

1. le presidenze delle grandi regioni del Nord: Piemonte, Veneto e Lombardia;

2. i rapporti tra Berlusconi e Fini;

3. le risorse pubbliche, il ruolo e le ambizioni del ministro dell’Economia Giulio Tremonti, il ruolo istituzionale del ministro dell’Interno Roberto Maroni che deve governare  anche l’irrequietezza che serpeggia tra le forze dell’ordine, in prima linea sul fronte della lotta alla criminalità con sempre meno risorse; in questo lo soccorre anche il ministro della Difesa Ignazio La Russa, dal quale dipendono i carabinieri, a loro volta percorsi da fremiti di insoddisfazione che saranno certo assopiti dalla sentenza del Tribunale di Milano, punitiva verso un ufficiale del Sismi di loro provenienza, Luciano Seno, preso di mira come capro espiatorio di una sentenza abbastanza incomprensibile (Pollari veniva dalla Guardia di Finanza).

Mercoledì sera c’è stato un incontro a Palazzo Grazioli, dove si è parlato sì di giustizia, ma anche di un fatto nuovo: le possibili alleanze tattiche e territoriali con Pier Ferdinando Casini e la sua Udc. Appare evidente che in queste ore a preoccupare il premier è soprattutto  l’aggressività della Lega, i cui piani di battaglia sono precisi: vuole piantare la bandiera verde in Veneto e Piemonte, senza rinunciare alla posta più alta, la Lombardia.

Il ministro La Russa, ultimo acquisito tra i colonnelli di Berlusconi, che nel vertice del partito rappresenta la componente ex An, in tarda serata  ha lanciato un messaggio, giudicando eccessive le pretese pretese della Lega, dicendo che Veneto e Piemonte sembrano un po’ troppo, ma dimenticando anche che un conto è il Veneto, dove la destra certamente stravincerà, un conto è il Piemonte, che è tutto da conquistare. Questo Bossi lo sa bene e il Piemonte non lo considera prorpio e vuole il Veneto:

Berlusconi però è ben conosciuto da Bossi, il quale sa che le sue promesse sono come parole scritte sull’acqua. E una conferma dei timori leghisti la dà appunto La Russa, che dà voce alle ansie di Berlusconi. Berlusconi è descritto come sempre più infastidito per i troppi litigi, distinguo e malumori sull’economia – il balletto continuo intorno a Tremonti –  e sulla giustizia – i processi che lo interessano.

Proprio su Tremonti e la sua politica di rigore nascono le fibrillazioni più forti. Bossi assicura che Maroni fa quello che dice lui: ma il ministro dell’Interno intanto ha lanciato un avvertimento chiaro, minacciando di votare le proposte del Pd in Parlamento sul miliardo destinato alle forze di polizia. Come si è detto, un po’ è un atto dovuto alle migliaia di poliziotti e carabinieri. Ma può anche essere interpretato come un gioco delle parti tra Maroni e Bossi per far capire a Berlusconi che da una lega insoddisfatta potrebbe venire qualche colpo basso.

Senza l’assenso del Senatur, Maroni difficilmente poteva lasciar intendere che in aula il vincolo di maggioranza non è più un dogma,  specie adesso che nei Democratici hanno trovato un interlocutore come Bersani che su alcuni temi specifici è più libero di cercare in Parlamento convergenze impraticabili solo pochi giorni fa.

Non deve passare inosservato che martedì scorso (3 novembre)  a bocciare senza esitazioni le norme che avrebbero ridotto i tempi per la prescrizione non è stata solo Giulia Bongiorno (finiana) ma anche Roberto Calderoli.

Contro gli alleati riottosi Berlusconi proverà a giocare la carta Casini. Il corteggiamento è ricominciato: «Sappi, carissimo, che per incontrare prima te di loro ho appena rinviato la cena di stasera con Bossi e Fini…». Che non gradiranno. Da una parte, l’Udc è di fatto l’anti-Lega in tutte quelle regioni in cui Bossi smania per avere un governatore. Dall’altra, l’avvicinamento alla forza centrista smonterebbe sul nascere gli ambiziosi progetti di successione coltivati da Fini.