Matteo Dall’Osso: “Bodyguard Renato Brunetta mi disse: ‘Si fermi, è deputato'”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 26 Luglio 2013 - 11:03 OLTRE 6 MESI FA

Matteo Dall'Osso: "Bodyguard Renato Brunetta mi disse: 'Si fermi, è deputato'"ROMA – Matteo Dall’Osso è stato intervistato dalla Stampa. Dall’Osso è deputato del Movimento 5 Stelle ed era stato preso in giro da colleghi deputati (di altri schieramenti) perché si era impappinato mentre parlava in Aula. Ignoravano che fosse malato di sclerosi multipla. Dall’Osso, intervistato da Andrea Malaguti su La Stampa, parla di questo episodio e di altri che riguardano “la casta”.

Ecco cosa ha detto di Renato Brunetta:

Sa qual è l’immagine che ho io di Brunetta?».

No.

«Stavo andando a piedi agli uffici dei gruppi, davanti a Giolitti, uno stradino stretto. A un certo punto un’auto blu mi passa davanti. Una guardia del corpo mi dice: si fermi, devo far passare un onorevole. Io lo so che non era colpa sua, ma gli rispondo: anch’io sono un onorevole. Lui si deve essere sentito molto in imbarazzo».

L’onorevole in auto blu era Brunetta?

«Lui. Ma la gente è con noi. Nemmeno alla buvette sopportano più questi privilegiati della casta. Non sa che fatica fanno a servirli. Ormai ce lo dicono ogni giorno».

Dall’Osso ha parlato anche di quello che ha subito a Montecitorio:

Onorevole Dall’Osso, cosa è successo esattamente in Aula?

«Parlavo di donazioni d’organo. Ero stanco, perché quando facevo l’ingegnere lavoravo dalle otto di mattina alle otto di sera. Non dalle otto di sera alle otto di mattino. Ho perso il filo».

E a quel punto?

«E a quel punto è successo quello che capita sempre: si è scatenato lo stadio».

Lo stadio?

«Ma sì. Fanno così. Come dice un collega, è come se gli mancassero delle vocali. Conoscono bene solo la u di buuuuu».

La prendevano in giro per disabilità?

«Ma no. Non penso che siano così stupidi, credo che siano semplicemente ignoranti. Hanno cominciato alla mia destra, che poi sarebbe la sinistra, che poi è la stessa cosa. Mugugnavano, dicevano cose fastidiose».

Tipo?

«Tipo: dategli il foglio giusto, oppure mi imitavano. I miei colleghi erano molto arrabbiati, io cercavo di tenerli calmi con la mano sinistra. Dicevo: tranquilli, questi me li mangio».

Se li è mangiati?

«Rispondo così: quando ho scritto la mia storia il titolo è stato “Vinciamo noi”. Tutti i giorni faccio le scale per venire in Aula. Sono partito da una condizione in cui non muovevo le gambe, la mano, non vedevo da un occhio e non riuscivo a parlare. Oggi la mia vicenda è diventata un case history internazionale. Così anche qui lo ripeto: vinciamo noi. Figuriamoci se mi preoccupo di certe cose»