Maturità, Gelmini: “Con un 5 in condotta non si boccia nessuno”

Pubblicato il 8 Giugno 2010 - 20:26 OLTRE 6 MESI FA

Maria Stella Gelmini

Dietrofront sulla linea dura del governo con gli studenti. “Con un cinque non si boccia nessuno”, ha detto l’8 giugno il ministro dell’Istruzione, Mariastella Gelmini,

La frase, pronunciata a ridosso degli esami di maturità, si riferisce alle nuove norme che prevedono, per l’ammissione all’esame di Stato che conclude il ciclo delle superiori, la sufficienza in tutte le materie, condotta compresa.

“Rispetto alla prassi di questi anni di ammissione totalitaria alla maturità – ha affermato il ministro durante la registrazione di una puntata di Porta a Porta – questa è una delle norme pensate per restituire rigore e maggiore serietà alla scuola e alla maturità.

“Non mi sfugge – ha aggiunto – che laddove c’è l’insufficienza in una materia il consiglio di classe debba valutare collegialmente se ammettere o no lo studente. Queste norme vogliono evitare i sei politici e il lassismo degli ultimi anni. La strada intrapresa di un ritorno a più rigore è giusta. È chiaro – ha osservato il ministro – che l’applicazione delle nuove regole deve essere accompagnata dal buon senso e dunque con un cinque non si boccia nessuno. Queste norme però – ha concluso – promuovono negli studenti un maggiore impegno per raggiungere almeno la sufficienza”.

Il ministro ha anche assicurato che il 30 per cento dei risparmi ottenuti con gli interventi di razionalizzazione nella scuola resterà destinato a valorizzare il merito, smentendo quanto affermato dal Pd, e cioé che quei soldi sarebbero stati dirottati per pagare i debiti delle scuole.

“Quei soldi – ha detto il ministro durante la registrazione di una puntata di Porta a Porta – resterà a disposizione per la valorizzazione del merito. Stiamo valutandone l’impiego. I risparmi – ha spiegato – matureranno dal 2012, il blocco degli scatti di anzianità durerà per tre anni, noi dobbiamo usare questo periodo per affermare il principio che gli avanzamenti di carriera non saranno più legati all’anzianità ma al merito”.

Il ministro Gelmini ha comunque ammesso che nelle discussioni sui contenuti della manovra “è costato sangue tutelare quel 30 per cento”.