Maurizio Lupi al Corriere: “Nessuna scissione. Confronto in Consiglio”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 26 Ottobre 2013 - 11:02 OLTRE 6 MESI FA
Maurizio Lupi

Maurizio Lupi

ROMA – “Non ci sarà nessuna scissione”, Maurizio Lupi, ministro dei Trasporti, uno dei “governativi” del Pdl, intervistato dal Corriere difende il partito, o quel che ne resta, il giorno dopo l’annuncio della nascita di Forza Italia 2.0 di Berlusconi:

Ministro, Maurizio Lupi una bella batosta… 
«Non c’è stata nessuna batosta. L’ufficio di presidenza, organo legittimo, nato però nel 2009 e che evidentemente con tutto il rispetto per le persone, non rappresenta l’intero partito, presenterà all’unanimità una proposta al Consiglio nazionale. A quel punto ci confronteremo, non sulle cariche e neanche sul fatto che uno sia più lealista dell’altro, ma sul partito che vogliamo andare a costruire».
Siamo a un passo dalla scissione? 
«Non ci sarà nessuna scissione. Noi lavoriamo da sempre per un partito unito intorno al suo leader Silvio Berlusconi e ad Angelino Alfano che lo stesso presidente ha confermato. Una divisione del partito indebolirebbe tutta l’area dei moderati e consegnerebbe definitivamente il Paese alle sinistre. Noi vogliamo un partito unito confrontandoci su che cosa sarà Forza Italia».
La resa dei conti è rimandata all’8 dicembre? 
«Non sarà una resa dei conti, ma un confronto leale senza che in questi 40 giorni che ci dividono dall’8 dicembre sia necessario ogni ora dover rispondere a chi ci accusa di scissionismo, di volere costruire un centrino o di non essere leali a Berlusconi. Noi vogliamo un grande centrodestra, una grande Forza Italia, aperta alla società civile, che non sia estremista, che non insulti le istituzioni, che abbia sempre presente la responsabilità di governare e che faccia le sue grandi battaglie con Berlusconi sul rilancio dell’economia, delle imprese, delle famiglie, sulla questione della giustizia. Questo sarà il contenuto del Consiglio, non la battaglia su chi è più leale con Berlusconi. Non è un contenuto politico, perché troverai sempre uno più leale di te che mette la freccia e ti supera».
Fatto sta che i lealisti hanno portato a casa un bottino importante. L’azzeramento delle cariche dentro il partito. 
«Proprio questo è stato il motivo per cui abbiamo deciso di non partecipare all’Ufficio di presidenza. Perché la riunione è stata proposta come una sorta di rivincita nei confronti del voto del 2 ottobre, una resa dei conti, un modo per recuperare quello che qualcuno ha considerato uno sfregio, e invece è stato un passaggio fondamentale, tanto che lo stesso Berlusconi ha deciso di votare la fiducia al governo».
Però Alfano, nonostante poche parole rassicuranti di Berlusconi, potrebbe perdere la carica di segretario. 
«Un partito nasce non perché deve azzerare qualcosa, ma perché ha una proposta affascinante per il futuro. L’azzeramento non è la decisione che il Consiglio dovrà prendere perché così si riduce quella che è stata la vera proposta politica di Berlusconi, ossia la nascita di Forza Italia. Con Berlusconi da una parte e Alfano dall’altra. È su questo punto che noi presenteremo il nostro documento politico al Consiglio: sul governo, sul partito e sul futuro».
Ci saranno ripercussioni sul governo? 
«Berlusconi ha detto con forza che il governo va sostenuto e che Forza Italia lo sosterrà pienamente. L’esecutivo dovrà confrontarsi sulle cose che fa e noi come ministri e partito dovremo dare un contributo concreto per migliorare la legge di Stabilità, per cogliere quei primi timidi segnali di ripresa che si vedono in giro. Questo è il contributo di FI, senza però nessun ricatto, senza dire che ogni giorno il governo può cadere».
Ogni giorno una fibrillazione, come si può andare avanti? 
«Berlusconi ha ribadito che il governo va avanti e per noi questo è un passaggio fondamentale. Magari le parole del presidente hanno deluso qualcuno. Ma il governo non va avanti perché deve andare avanti, ma perché è fondamentale superare questa crisi».
Dietro la porta c’è un altro macigno, la decadenza di Berlusconi… 
«Noi lanciamo un appello al Pd. Viste le nuove osservazioni, ripensi al voto sulla decadenza di Berlusconi. Non è un ricatto, non diciamo che sennò cade il governo. Semplicemente è un abominio giuridico che una legge sia retroattiva. Aiutiamoci tutti insieme a difendere le istituzioni».