Mauro Masi chiede per la Rai una azione del Governo per il recupero della evasione del canone

Pubblicato il 18 Ottobre 2009 - 12:24 OLTRE 6 MESI FA
Mauro Masi

Mauro Masi

Il direttore generale della Rai, Mauro Masi porterà all’esame del Consi­gliodi Amministrazione dell’azienda televisiva pubblica il problema del recupero del canone, che risulta non pagato da un terzo degli italiani, numero che, secondo il primo ministro Silvio Berlusconi, è destinato a salire ad almeno metà dei telespettatori. Sono circa 100 milioni di euro che mancano all’appello e affondano il bilancio della Rai.

Masi ha lavorato alacremente a un piano di risanamento dei conti aziendali, aiutato dai suoi quattro direttori gene­rali (Gianfranco Comanducci, Lorenza Lei, Giancarlo Leone, Antonio Marano) e da Fabio Belli, respon­sabile di pianificazione e controllo. Il piano parte dalla previsione di un deficit, nel 2010, di 275 milioni di euro: ne sono causa i diritti sportivi (Mondiali di calcio e Olimpiadi inverna­li), il calo della pubblicità per un ulteriore -20%, analogo a quello registrato nel 2009 (si dovrebbero quindi perdere altri 200-250 milioni di euro dai 1.100 milioni cui dovrebbe attestarsi il fatturato Sipra nel 2009) e una serie di altre spese irrinunciabili come il lancio di nuovi canali tema­tici e l’estensione del digitale terre­stre).

La principale voce che manca all’appello è però quella del canone: il mancato in­troito del 30% degli abbonati «vale» almeno 400 milioni sul­la carta.

Secondo il Corriere della Sera, Masi avrà come princi­pale alleato in questa battaglia per recuperare il canone pro­prio un uomo di area centrode­stra, il consigliere Angelo Ma­ria Petroni, nominato in Cda dal ministro dell’Economia Giulio Tremonti.  Petroni ha già avan­zato  la sua proposta: agganciare il pagamento del canone alla bolletta della luce. Il recupero potrebbe non an­dare interamente alla Rai. Una quota di 100 milioni, sostiene Petroni, potrebbe abbattere il canone alle fasce sociali più svantaggiate (possessori di So­cial card) o abbassarlo per tut­ti a 99 euro. Fatto sta che l’intervento sul canone, stavolta in termini ultimativi da parte della Rai nei confronti del governo, sembra inevitabile.