Maxi concorso per entrare in Casta: domenica 64mila candidati per 19 mila posti (e strapuntini)

di Alessandro Camilli
Pubblicato il 6 Giugno 2017 - 06:32 OLTRE 6 MESI FA
Maxi concorso per entrare in Casta: domenica 64mila candidati per 19 mila posti (e strapuntini)

Maxi concorso per entrare in Casta: domenica 64mila candidati per 19 mila posti (e strapuntini) (foto d’archivio Ansa)

ROMA – Maxi concorso, concorsone pubblico per entrare in Casta. Sì, certo: i vincitori del maxi concorso in gran parte entreranno nei ranghi e funzioni minori della Casta. Però la Casta “tira” e attrae, ci si affolla ai cancelli d’ingresso. Nonostante la pessima fama e il pubblico quotidiano ludibrio di cui “gode” appunto la Casta, c’è folla e fila per cominciarne a far parte.

Domenica 11 giugno per il maxi concorso per entrare in Casta corrono 64 mila candidati. Questa è la cifra dei candidati alle elezioni comunali e amministrative di domenica prossima. Sessantaquattromila raccolti e divisi da liste di partito, liste civiche, liste dove i partiti ci sono ma n on si vedono, liste familiari o quasi, liste alternative o conservative, liste dei partiti vecchi, liste dei partiti nuovi, liste dei non partiti…Ma tutti arrivati alla conclusione che provarci ad entrare in Casta vale la pena.

All’esame del concorsone di domenica va quella umanità che compone e forma la “Casta di territorio”, quelli che saranno, se eletti e se governanti dopo essere stati eletti, consiglieri e assessori. I posti in palio più ambiti sono ovviamente i circa 3.500 da assessore. Comune grande, medio o piccolo che sia, l’assessore qualcosa conta, qualcosa dispone. Maneggia risorse pubbliche, in denaro, spazio, tempo. L’assessore è già Casta allo stato puro e ci sono 3.500 posti che quasi si assegnano domenica (quasi perché dopo essere stati eletti bisogna trovarsi e farsi trovare in maggioranze, Giunte, governi locali).

Ma per chi ad arrivare ad assessore non ce la fa ci sono ancora circa 15 mila posti da consigliere in qualche assemblea regolarmente eletta. Certo, i semplici consiglieri contano di meno, governano poco o nulla, dispongono spesso solo della facoltà dell’obbedire al capo o della speranza che chi governa faccia politico capitombolo o della pelosa disponibilità di qualche cronista locale a da loro micro lampi di notorietà. Non è un gran lavoro quello del consigliere, si fa il Fantozzi della Casta. Però, però…Con pazienza e fortuna. E comunque in qualche minima ma concreta misura ci si sistema. Magari i soldi sono pochi, la sistemazione ha una sua precarietà, però sempre meglio di nulla e sempre meglio che…lavorare.

I concorsi per entrare in Casta conservano oggi il vecchio nome di elezioni. Una volta, fino a non molto tempo fa eppure se ne son perse la memoria e la consapevolezza, le elezioni servivano a selezionare il ceto dirigente. Erano i tempi in cui i politici erano forse, potevano essere infami o crudeli, perfino sciagura. Ma non potevano essere incompetenti, competenti a nulla, gente di belle speranze senza arte né parte come sono oggi quelli che entrano e stanno in Casta.

Oggi come ieri si entra in Casta per concorso elettorale. Ma oggi non viene chiesto di aver studiato o compreso nulla, tanto meno la lingua italiana. Oggi si concorre all’ingresso in Casta per titoli di incompetenza e l’ignoranza è considerata virtù civile. L’altra competenza richiesta, l’unica, è la capacità di ripetere in automatico la balla di giornata. Punto. Non devi saper fare altro, in pubblico. In realtà devi saper attirare denaro pubblico e distribuirlo, ti votano per questo, altro in fondo non vogliono da te.

Così pian piano ma senza interruzioni in un quarto di secolo le elezioni si sono trasformate in concorso per entrare in Casta e hanno perfezionato una selezione alla rovescia. Puntano ed entrano in Casta diciamo così le non eccellenze di ogni professione e strato sociale e sesso e opinione. Le “non eccellenze” per parlar chiaro sono la grande maggioranza dei parlamentari e assessori e consiglieri della Lega, di Forza Italia, di Alleanza Popolare, del Pd, di M5S, di Sinistra Italiana, di Mdp…di tutti.

E non è qualunquismo notarlo e annotarlo. Qualunquismo è pensare che non debbano esserci al mondo partiti, Parlamenti, politica…e che debba e possa esserci sempre una soluzione semplice, facile, buona e profittevole per tutti cui qualche infame o lobby o complotto si oppone per i più schifosi e oscuri motivi. Constatare che con il pieno consenso, anzi con il forte ed entusiastico pungolo dell’elettorato, la missione e il mestiere della politica son passati dalla ricerca e conflitto sull’interesse generale alla cura e cova degli interessi di ogni corporazione, è solo verifica empirica di quella che in altre sedi abbiamo chiamato malattia autoimmune della democrazia.