Mediaset, Pdl blocca il Parlamento. Il Pd si spacca, Letta va da Napolitano

Pubblicato il 10 Luglio 2013 - 10:38 OLTRE 6 MESI FA
Mediaset. Pdl chiede serrata del Parlamento di tre giorni

Mediaset. Pdl chiede serrata del Parlamento di tre giorni

ROMA – Mediaset. Pdl blocca il Parlamento. La serrata apre la crisi? Il presidente del Consiglio Enrico Letta è salito al Quirinale per incontrare Giorgio Napolitano.

Stop, fermiamo la macchina parlamentare tre giorni. Anzi uno (alla fine Gasparri chiarirà, un solo giorno). Lo chiedono ufficialmente i capi gruppo Pdl, Daniela Santanchè si spinge a minacciare il governo se la moratoria non verrà concessa, anche se Brunetta assicura che non si tratta di un inizio di Aventino. E’ saltato il vertice di maggioranza, nel senso che lo stesso Brunetta, annunciando il forfait della delegazione Pdl ha voluto dichiararne anche l’inutilità.

Il segretario del Pd Guglielmo Epifani ha dichiarato che:

“La richiesta di sospendere i lavori del Parlamento per tre giorni, a seguito delle decisioni della Corte di Cassazione, costituisce un atto irresponsabile e inaccettabile, che lega campi che vanno rigorosamente tenuti distinti, quello giudiziario e quello parlamentare”.

“La richiesta di sospendere i lavori del Parlamento per tre giorni – sostiene Epifani dopo aver incontrato i presidenti dei gruppi parlamentari del Pd della Camera e del Senato – a seguito delle decisioni della Corte di Cassazione, costituisce un atto irresponsabile e inaccettabile, che finisce per legare campi che vanno rigorosamente tenuti distinti, quello giudiziario e quello parlamentare. Il Pd non si è prestato ne si presterà mai ad una logica di questo segno”. “Tutto questo – ha proseguito Epifani – rende ancora una volta esplicito il problema di fondo di questi mesi: la vicenda giudiziaria di Silvio Berlusconi e il rapporto d’azione di Governo e di Parlamento. Questo nodo deve essere sciolto solo tenendo distinte le due sfere, perché se no, a furia di tirare, la corda si può spezzare, con una scelta di irresponsabilità verso la condizione del paese e la sua crisi drammatica”.

Al segretario del Pd è arrivata pronta la replica dei renziani, che fino al congresso d’autunno cercheranno di smarcarsi ogni volta che se ne presenterà l’occasione:

“Caro segretario, abbiamo votato per disciplina di gruppo ma è una scelta che non condividiamo, che non è stata discussa da nessuna parte, che fa del male al Pd e lede il prestigio delle istituzioni. Caro Segretario, così non va. Continuiamo a rinviare i problemi, andiamo al traino di Berlusconi e delle sue vicende giudiziarie”.

Così il deputato Pd Francesco Bonifazi ha scritto su facebook a Guglielmo Epifani, facendosi interprete della protesta dei renziani contro la decisione del Pd di votare per la sospensione dei lavori.

“Siamo incapaci – incalza il deputato renziano – di raccontare cosa pensiamo noi. Sei stato eletto anche con il nostro voto per portarci al congresso e alle primarie aperte. Smetti di tergiversare, segretario, almeno su quello. Fissa la data. E vediamo se il Pd finalmente riprenderà a fare politica in modo autonomo anziché inseguire i voleri di Brunetta e Schifani”.

Il corpaccione del partito ha reagito per bocca del bersaniano Alfredo D’Attorre, responsabile Riforme:

“È chiaro che dopo la giornata di oggi il sostegno al governo diventa un compito ancora più difficile e impegnativo per il Pd. Abbiamo bisogno di un Pd unito per tener fermo il punto che l’esecutivo Letta è un governo di servizio agli interessi dei cittadini italiani, e non invece alle vicende personali di Berlusconi”.

È evidente che “rispetto a questo c’è bisogno di lealtà e chiarezza all’interno del nostro partito. Ci aspettano giornate difficili, e non è più consentito dire a parole di sostenere il governo Letta e poi nei fatti determinare un clima continuo di polemiche interne e posizionamenti precongressuali, dando l’idea che ci dividiamo tra intransigenti e cedevoli nei confronti delle pretese di Berlusconi”. Questo, conclude, “non è assolutamente sostenibile e sarà necessario nei prossimi giorni un chiarimento di fondo nel partito e nei gruppi parlamentari”.

Il capogruppo Pd al Senato Zanda si è già pronunciato contro lo stop in Parlamento. Una crisi di governo è più vicina, il serpente giudiziario, era previsto, avrebbe condizionato l’esecutivo: il morso di ieri è stato quello fatale?

Dopo i tempi contingentati dalla Cassazione sulla sentenza Mediaset, nel Pdl sta prendendo corpo ogni forma di contestazione contro i magistrati politicizzati, si valuta ogni misura in difesa del capo. Troppa carne al fuoco, la tensione nel partito è alle stelle, serve chi sappia usare un defibrillatore o chi, al contrario faccia detonare tutta questa energia compressa. Il Pdl, tramite il presidente dei deputati Renato Brunetta, ha chiesto il rinvio di ogni attività parlamentare “per tre giorni”, in Aula e nelle commissioni. La moratoria sarà chiesta anche dal capo gruppo Pdl al Senato Renato Schifani. La pausa riflessione si estende anche all’esecutivo, per cui il Pdl diserterà anche l’appuntamento con la cosiddetta cabina di regia che a questo punto, secondo Brunetta, non ha più ragioni per essere confermato.

Il time out chiesto dal Pdl non può, in ogni caso, incrinare la serenità della Suprema Corte che il giorno dopo il terremoto politico scatenato ha ribadito la sua posizione riguardo la presunta “alta velocità” impressa al giudizio finale. Spiegano i giudici di Corte di Cassazione di aver seguito unicamente la prassi:

Nel caso in esame – ha spiegato la Suprema Corte – nella assoluta normalità della doverosa prassi sin qui seguita, l’ufficio addetto all’esame preliminare dei ricorsi ha rilevato che la maturazione della prescrizione di uno dei reati sarebbe potuta cadere il 1 agosto 2013, compreso nel periodo feriale, e il presidente della Sezione feriale ha conseguentemente fissato la trattazione del ricorso per una udienza antecedente a tale data, previa richiesta di abbreviazione dei termini proposta, nel rispetto della normativa processuale, dalla procura generale.