Meno Imu, meno soldi alla politica, più lavoro: la difficile ricetta dei Saggi

Pubblicato il 12 Aprile 2013 - 19:43| Aggiornato il 11 Gennaio 2023 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Un Paese che va più o meno “rivoltato”, a cominciare dal Parlamento, passando per l’Imu, la giustizia e il conflitto di interessi. Poi bisogna mettere mano all’emergenza sociale, al lavoro, agli esodati. I Saggi nominati da Giorgio Napolitano presentano la loro “saggia” relazione. Punti da cui il Paese dovrebbe ripartire, almeno nell’intenzione del presidente, e punti che il prossimo governo, qualunque governo sia, dovrebbe affrontare.

E nei piani dei saggi c’è spazio un po’ per tutto, dai grandi temi istituzionali ai “piccoli” conti delle famiglie. Per esempio i saggi parlano di Imu e chiedono che quella sulla prima casa sia in parte rivista. Lo dice esplicitamente Giovanni Pitruzzella:  ”Sull’Imu va seriamente considerata la necessita’ di una sua revisione con riferimento alla prima casa”. Lo dice in modo assai meno chiaro la relazione dei saggi che parla in modo generico di diverse “modulazioni del carico fiscale” precisando però che scelte più precise spettano solo al Governo.

Decisamente più chiari i saggi sugli altri temi. A cominciare dall’assetto istituzionale. Il bicameralismo puro, è la loro opinione, ha fatto il suo tempo. Quale taglio più efficace ai costi della politica che il taglio di un intero ramo del parlamento? Di Camera, insomma, ne basta una.

I saggi propongono che ci sia una sola Camera politica mentre il Senato deve rappresentare le autonomie regionali. Solo la Camera vota la fiducia e ha il voto definitivo sui disegni di legge.

Per tutelare il rapporto di fiducia che deve intercorrere tra i cittadini e chi esercita funzioni pubbliche, i ‘saggi’, propongono di istituire alla Camera e al Senato due distinti Comitati Etici. Si tratterebbe di Giunte costituite da 4 persone  con esperienza parlamentare  che dovranno vigilare su conflitto di interesse, compatibiltà dell’attività e iniziative non parlamentari degli eletti e trasparenza della loro attività.

Quindi la legge elettorale. Ne serve una nuova che secondo i saggi “potrebbe prevedere un sistema misto (in parte proporzionale e in parte maggioritario) un alto sbarramento, un ragionevole premio di governabilità”. Da abolire, secondo i saggi, anche le circoscrizioni estere.

I saggi si dedicano anche ai costi della politica, chiedendo controlli rigorosi ed esterni. Sul finanziamento pubblico, invece, si dicono contrari all’abolizione perché il finanziamento pubblico delle attività politiche in forma adeguata e con verificabilità delle singole spese, costituisce un fattore ineliminabile per la correttezza della competizione democratica e per evitare che le ricchezze private possano condizionare impropriamente l’attività politica”.

C’è spazio, poi, anche per il conflitto di interessi, problema che va prevenuto, prima ancora che risolto. Infine cenni anche alla questione esodati e alla povertà crescente.  Non ci sono i margini, invece, per un reddito minimo a causa della situazione delle casse dello stato. Insomma, dalla relazione, sembra emergere un paese da rifondare da capo. Chi andrà al governo si troverà ad avere a che fare con una relazione ingombrante. Difficile, quasi impossibile, dire se sarà anche applicabile.