Michele Emiliano si candida a leader Pd. Csm frena: “E’ ancora magistrato, non può”

di redazione Blitz
Pubblicato il 24 Gennaio 2017 - 16:51 OLTRE 6 MESI FA
Michele Emiliano si candida a leader Pd. Csm frena: "E' ancora magistrato, non può"

Michele Emiliano si candida a leader Pd. Csm frena: “E’ ancora magistrato, non può” (Foto Ansa)

ROMA – Michele Emiliano annuncia di essere pronto a sfidare Matteo Renzi per la guida del Pd. Ma il Consiglio superiore della magistratura lo ferma: “E’ iscritto al Pd ma è ancora magistrato, e così viola la norma che vieta alle toghe di fare vita attiva nelle formazioni politiche”. Questa l’accusa da cui il governatore della regione Puglia dovrà difendersi il 6 febbraio prossimo a processo davanti alla sezione disciplinare del Csm. 

Come difensore del probabile competitor di Renzi, al momento è indicato un avvocato del Foro, il legale Aldo Loiodice, ma Emiliano ha fatto sapere che, come avviene di solito, per l’udienza nominerà un collega magistrato. Il governatore comunque non sembra non avere timori: “Non temo il giudizio del Csm, al quale mi rimetto con fiducia”, ha detto. “L’accusa non regge” perché fondata sull’idea sbagliata che ci siano due categorie di politici”: i magistrati che devono far politica “da soli e gli altri che possono farla nei partiti”.

A non convincere il governatore è anche la tempistica dell’iniziativa disciplinare, cominciata nel 2014 e culminata ora con la richiesta del giudizio a suo carico: “Sono l’unico magistrato nella storia d’Italia, proprio in questi giorni e chissà perché, ad avere problemi di questo genere”, ha osservato Emiliano.

La procura generale della Cassazione sembra invece non avere dubbi. Nell’atto di incolpazione ricorda che Emiliano durante i mandati prima di sindaco di Bari (dal 2004 al 2014), poi di assessore al Comune di San Severo e ancora oltre di presidente della Regione Puglia (dal giugno 2015 a ad oggi) ha ricoperto contemporaneamente gli incarichi di segretario e presidente del Pd della Puglia. Cariche dirigenziali che “presuppongono per statuto l’iscrizione al partito politico di riferimento”.

Proprio “iscrivendosi a un partito e svolgendovi attività partecipativa e direttiva in forma sistematica e continuativa”, Emiliano “ha violato” la disposizione del decreto legislativo 109 del 2006 che prevede come illecito disciplinare questi comportamenti; norma che a sua a volta dà attuazione a una prescrizione della Costituzione, “posta a garanzia dell’esercizio indipendente e imparziale della funzione giudiziaria” e che vale anche per i magistrati “collocati fuori del ruolo organico”, sottolinea la Procura generale della Cassazione.