Migranti, Gentiloni: Orrore tir ha aperto occhi Europa

di Redazione Blitz
Pubblicato il 29 Agosto 2015 - 08:33 OLTRE 6 MESI FA
Migranti, Gentiloni: Orrore tir ha aperto occhi Europa

Migranti, Gentiloni: Orrore tir ha aperto occhi Europa

ROMA – C’è voluto l’orrore di decine di corpi uccisi dall’assenza d’aria in un tir per il trasporto del pollame che è diventato una tomba. Ma forse, adesso, l’Europa ha iniziato a capire davvero la dimensione del problema migranti. A spiegarlo in un’intervista a Repubblica è il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni:

“Nelle ore in cui si scopriva la tragedia ero a Vienna, per un vertice di Europa e Balcani. Bastava guardare in volto i colleghi per capirlo: siamo tutti coinvolti. Fino a poco tempo fa c’era l’idea che fosse solo un’emergenza italiana e greca, nelle ultime settimane si è diffusa la consapevolezza che il problema investe l’Europa intera”.

Secondo Gentiloni, la tragedia del camion “indica che l’emergenza è ormai un problema europeo”. “Negli ultimi due mesi la percezione è cambiata in modo significativo. Anche governi che avevano resistito al principio della distribuzione dei rifugiati, come quelli di Austria e Slovenia, stanno modificando le posizioni”.

Quanto alla possibilità che l’Europa risponda con la paura, chiudendosi, “sia Renzi che la Merkel – sottolinea il ministro – hanno scandito un messaggio forte e chiaro: la democrazia, la civiltà e l’economia europea non possono essere ostaggio di minoranze di destra, o dell’idea che chi cavalca la paura possa incassarne i dividendi elettorali”.

Secondo il ministro, la Ue deve fare tre passi: “1) prendere consapevolezza del carattere permanente” delle migrazioni, “2) lavorare sulle cause”, “3) cambiare registro sulle regole e sulle politiche di accoglienza”. Se bisogna cambiare il trattato di Dublino? “Bisogna modificare norme concepite 25 anni fa, introducendo gradualmente un concetto rivoluzionario: i migranti non entrano più in Italia, in Grecia, in Ungheria, o dove la geografia o la sorte li fanno arrivare, ma in Europa. E questo vuol dire che serve in prospettiva un diritto d’asilo europeo valido per tutti i Paesi”. Ne consegue, spiega il Ministro, “che i rimpatri devono essere gestiti a livello europeo. E ovviamente che ci vuole equilibrio nella distribuzione dei rifugiati, senza il quale la maggior pressione potrebbe spostarsi dai Paesi di primo arrivo come Italia e Grecia ai Paesi dove il welfare è più generoso, come Svezia o Germania”.