Milano, Mario Basso ricattato anche da un fotografo di Vallettopoli

Pubblicato il 13 Febbraio 2010 - 19:54 OLTRE 6 MESI FA

Mirko Pennisi

L’imprenditore bresciano Mario Basso è finito in una vera e propria morsa. Mentre veniva ricattato da Mirko Pennisi che esigeva la seconda parte della tangente pattuita, nello stesso giorno veniva perseguitato, e in qualche modo minacciato, da un celebre e chiacchierato paparazzo del regno del gossip, Fabrizio Pensa detto Bicio, ex collaboratore di Fabrizio Corona e gola profonda dell’inchiesta «Vallettopoli » di Potenza e di «Vallettopoli bis», indagine appena avviata dalla procura di Milano.

C’è anche questo delicato retroscena nella lunga denuncia presentata dall’imprenditore di Ponte di Legno e in questa nuova direzione gli investigatori stanno già facendo rapidi passi in avanti. Bicio, che per un po’ di tempo ha collaborato con una delle società di cui Mario Basso è socio, è il fotografo che ha prestato all’imprenditore la microtelecamera a bottone servita per videoregistrare la consegna della mazzetta passata, a metà novembre dell’anno scorso, dalle mani di Basso a quelle di Pennisi: tutto ciò doveva essere un favore e nulla più ma nei giorni scorsi, proprio come Pennisi, Bicio s’è fatto sotto.

Allontanato dalla società milanese che si occupa di comunicazione, il paparazzo che ha fatto infuriare l’Arcuri e ha immortalato Lapo a trans è tornato sui suoi passi e avrebbe minacciato di spaccare tutto e tutti. «Voleva soldi», sta scritto in procura. Altrimenti avrebbe messo in circolazione il «filmato della mazzetta ».

«Siete dei pirla—avrebbe detto Bicio—pensavate che io l’avessi cancellato…». Un modo di fare, quello di Bicio Pensa, che dovrà essere chiarito dai tre magistrati che si occupano del caso e presto lo interrogheranno: il fotografo potrebbe finire sotto indagine per tentata estorsione e minacce.

Di Bicio, Mario Basso non vuole parlare. «Grazie, ma quel genere di persone non mi interessano », mormora l’imprenditore. Che del faccia a faccia di Pennisi, invece, racconta proprio tutto. «Quando ha deciso di chiedermi la tangente ha preteso un incontro», ricorda. Basso voleva mandargli il suo architetto. Ma Pennisi ha insistito: «È lei il proprietario, vero? Allora è meglio che venga lei». Poi il colpo basso. La pratica (che era già stata approvata, ndr) rischia di essere bloccata e lei dovrebbe ricominciare tutto dall’inizio… », lo ha gelato il presidente della commissione Urbanistica di Milano. «I soldi, 10 mila euro—ricorda Mario Basso — li voleva subito e in contanti… Servivano, mi spiegava, per convincere due o tre membri della commissione. Gli ho detto che lì per lì non li avevo, che avrebbe dovuto darmi tempo per recuperare la somma in nero, anche perché avrei dovuto farlo senza dirlo ai miei soci… Ma sapete cosa ha avuto il coraggio di dirmi? Che non era certo di potersi fidare di me… Pazzesco».

«In un attimo, incassato il colpo — ricorda ancora Mario Basso— ho deciso che lo avrei incastrato. Mi è venuta l’idea di chiedergli le due rate, così, ho pensato, la prima volta lo filmo, mando tutto a Striscia e lo sputtano ben bene…». Poi le cose sono andate come sono andate. S’è messo in mezzo pure Bicio e Basso ha deciso di lasciar perdere il telegiornale satirico di Canale 5. «Sono corso in procura — dice — e mi sono trovato benissimo, sono stati tutti fantastici. Mi hanno chiesto se me la sentivo di fare da esca, ho detto sì…».

Giovedì 11, però, quando ha visto Pennisi che goffamente cercava di correre in un bar per mollare la tangente sul bancone, è stato male. «Provo pietà per quell’uomo che si è rovinato la vita… — racconta ancora — anche se i suoi modi sono stati davvero arroganti. Lui pretendeva, esigeva… Ho pensato che la colpa non è tutta sua, ma di un sistema pubblico che non funziona. Io lavoro in giro per l’Italia e dico che l’ufficio urbanistica del Comune di Milano fa schifo, è gestito coi piedi. L’efficienza evita la disonestà. Voto Pdl e voglio pulizia».

Ha mille cose da dire, Basso. E se qualcuno lo dovesse chiamare per scendere in politica? «Che lusinga… Ci penserei».