Mills: Alfano difende Berlusconi

Pubblicato il 26 Febbraio 2010 - 17:57 OLTRE 6 MESI FA

Silvio Berlusconi

La prescrizione del reato da parte della cassazione che ha salvato l’avvocato inglese David Mills dalla condanna a quattro anni e sei mesi per corruzione in atti giudiziari ha sollevato molte polemiche.

Silvio Berlusconi parla di una sconfitta per il teorema dell’accusa e di una vittoria per la difesa. Ma non basta. La verità, ha confidato il Cavaliere ad alcuni interlocutori, è che non è stato commesso nessun reato. Per il premier, il fatto che si sia dovuti arrivare in Cassazione e che la condanna di David Mills sia stata annullata solo per prescrizione dimostra che l’accusa si è mossa unicamente sulla base di quella “persecuzione giudiziaria” più volte denunciata, da anni, dallo stesso premier.

“Questa sentenza non cambia nulla”, ha detto il ministro della Giustizia, Angelino Alfano. “Il programma del governo – ha spiegato Alfano – sarà portato avanti e dovrà essere realizzato, dalle intercettazioni, alla ragionevole durata dei processi, al legittimo impedimento”. In particolare sulle intercettazioni Alfano ha ricordato come il governo “abbia avviato la legge già nell’estate del 2008. Ora – ha aggiunto – abbiamo la legittima aspettativa che il Senato approvi al più presto tale provvedimento che tutela il diritto alla riservatezza e alla privacy, un diritto costituzionalmente inviolabile”.

Alfano ha anche giudicato “legittima” la richiesta del parlamentare del Pdl e avvocato del Premier, Niccolò Ghedini, di sospendere le udienze del processo Berlusconi in attesa che vengano depositate le motivazioni della sentenza della Cassazione sul caso Mills. “E’ una legittima richiesta – ha spiegato il ministro – che sarà sottoposta al tribunale di Milano che domani deciderà”.

Secco il commento del presidente del Senato Renato Schifani: “Le sezioni unite sono il massimo della giurisprudenza dell’autorevolezza giurisprudenziale, vanno quindi rispettate al massimo”.

Per quanto riguarda il processo Berlusconi, appare molto probabile un rinvio delle udienze in attesa che la Cassazione depositi le motivazioni della sentenza con cui ieri, 26 febbraio, ha dichiarato l’intervenuta prescrizione del reato per il professionista britannico che negli anni ’90 aveva creato il sistema di società off-shore utilizzato dal gruppo Fininvest. La suprema Corte dovrebbe impiegare tra i 30 e i 40 giorni per preparare il provedimento, che servirà per conoscere formalmente la data in cui la corruzione in atti giudiziaria si consumò, in modo da definire anche la posizione del presidente del Consiglio in relazione alla prescrizione.

E’ quasi certo che i giudici delle sezioni unite abbiano accettato la ricostruzione del procuratore generale, ma siccome nel dispositivo si dice solo che il reato è estinto senza altre indicazioni sarà necessario attendere le motivazioni. In teoria i giudici potrebbero indicare una data antecedente all’11 novembre 1999, dichiarando in pratica “morto” anche il procedimento gemello a carico del premier. Ma si tratta di un’ipotesi più che remota.

Lunedì primo marzo è prevista la ripresa delle udienze anche nel processo per i diritti tv di Mediaset dove Berlusconi risponde di frode fiscale. Nella stessa giornata è fissata una riunione del Consiglio dei ministri, ma in cancelleria non risulta depositata da parte della difesa nessuna richiesta formale di rinvio per legittimo impedimento. Gli avvocati Niccolò Ghedini e Piero Longo con ogni probabilità faranno presente che c’è il cdm ma che l’imputato consente che si proceda in sua assenza. Anche perché nell’ultima udienza il presidente del collegio Edoardo D’Avossa, nel rinviare al primo marzo a causa del viaggio di Berlusconi in Israele aveva avvertito che in caso di altre richieste analoghe avrebbe invitato le parti a interloquire sull’eventualità di separare la posizione di Berlusconi da quella degli altri 11 imputati. Ai giornalisti i legali del premier avevano detto: “lo stralcio creerebbe molti problemi”.

Bisognerà inoltre vedere che cosa succederà invece nel caso in cui il Parlamento dovesse approvare il prossimo 9 marzo la legge che codifica il legittimo impedimento, consentendo di bloccare il processo per 18 mesi.