Minacce a Sacconi sul blog del Corriere, il ministro: “Non mi stupisco”

Pubblicato il 5 Maggio 2010 - 19:19 OLTRE 6 MESI FA

Maurizio Sacconi

Caos e polemiche su una frase minacciosa contro il ministro Maurizio Sacconi scritta da un lettore del Corriere della Sera sul sito del quotidiano milanese. La frase è apparsa nel tardo pomeriggio e recitava: “Per quanto riguarda lei, caro ministro, meriterebbe la fine che ha fatto Biagi”. E per Biagi l’autore del commento, che si firma “Centauro”, intendeva ovviamente Marco Biagi, giuslavorista ucciso a Bologna dalle Br il 19 marzo del 2002.

Passano pochi minuti e i gestori del sito di via Solferino si rendono conto del commento ingiurioso, dunque lo eliminano e scrivono: “Per una combinazione di omesso controllo e problemi tecnici sulla moderazione dei commenti relativi alla notizia sul Congresso della Cgil, è apparso un messaggio di minaccia al ministro Maurizio Sacconi. Ci scusiamo con i lettori e con il ministro per l’inqualificabile errore. La Direzione del Corriere della Sera”.

Ma il messaggio del Corriere non è bastato a placare la polemica, che iniziava già a montare. Tutte e quattro le sigle sindacali confederali (Cgil, Cisl, Uil e Ugl) condannano il gesto e invitano a non incendiare gli animi alzando i toni. Il ministro Andrea Ronchi parla di “progressivo imbarbarimento nel confronto politico”, il capogruppo del Pdl in Senato, Maurizio Gasparri mette in guardia dalla possibilità che “un nuovo clima d’odio possa impadronirsi e condizionare la politica”.

Infine parla anche lo stesso Sacconi. “L”auguriò rivoltomi da un anonimo commentatore sul Corriere online a che io faccia la fine di Marco Biagi, non mi stupisce particolarmente – dice il ministro -Ero convinto allora e, purtroppo, rimango convinto ora, che le ricorrenti letture allarmistiche e ideologizzate circa una presunta volontà di distruggere i diritti nel lavoro da parte del governo come della Cisl e della Uil possono condurre menti deboli a questo tipo di conclusioni per taluni auspicate e, Dio non voglia, per altri più volitivamente procurate se doverosamente rifiuto un atteggiamento vittimista che non mi appartiene, ribadisco tuttavia l’invito alla sinistra politica e sociale ad interpretazioni meno faziose delle posizioni altrui, tanto più quanto sono condivise dalla maggioranza del sindacato confederale”.