Calci e pugni per chi è fuori dal gruppo: così colpisce il racket dell’elemosina

di Enrico Messina *
Pubblicato il 28 Gennaio 2010 - 15:47 OLTRE 6 MESI FA

L’hanno pestato perché operava autonomamente, non faceva parte della banda, era un estraneo. E un estraneo è pericoloso, può spifferare i segreti del gruppo. Ad un estraneo non si può permettere di lasciare neppure un pezzetto di territorio, per il controllo del quale ci sono già troppi pretendenti. Sono rumeni, il racket in questione è quello delle elemosina e lo scenario è la tranquilla Modena.

Una storia di malavita organizzata. Ma questa volta non si tratta di estorsione o di stoccaggio illegale dei rifiuti. I protagonisti non sono membri della ‘ndrangheta calabrese, né della mafia siciliana o della camorra campana. Cambiano nazionalità, attività e zone del Paese, ma la logica è sempre la stessa, quella del più forte.

Il rumeno, trent’anni, faceva l’accattone e il posteggiatore abusivo. Operava di fronte al Lidl, a un passo dal Policlinico. Stava parlando con l’addetto alla vigilanza del supermercato, probabilmente chiedeva aiuto. I capi della banda hanno pensato che stesse facendo la spia. Già l’uomo non era visto di buon occhio perché estraneo all’organizzazione, e così è partito il pestaggio. In quattro, i due capi più altri due componenti, gli si sono scagliati contro e l’hanno riempito di calci e pugni.

A far scattare l’allarme è stata la moglie, mendicante pure lei, che è entrata nel supermercato urlando e chiamando gli uomini della vigilanza. All’arrivo di ambulanza e polizia, i quattro malviventi si sono dileguati. D’altronde, la lezione era stata già impartita.

* Scuola di giornalismo della Luiss