Monfalcone (Gorizia), la sindaca della Lega Cisint chiude il centro storico ai negozi etnici

di redazione Blitz
Pubblicato il 19 Giugno 2019 - 13:26| Aggiornato il 27 Luglio 2019 OLTRE 6 MESI FA

MONFALCONE (GORIZIA) – Stretta della Lega contro i negozi “etnici” a Monfalcone. La sindaca Anna Cisint in campagna elettorale l’aveva promesso. E adesso, tre anni dopo, l’annuncio è realtà.

Il giro di vite contro money change, money transfer, phone center, internet point e centri massaggio rientra nell’ambito del cosiddetto decreto Urbani sulla perimetrazione delle aree di interesse storico, artistico, architettonico ritenute meritevoli di particolare tutela.

Con questo provvedimento vengono fissate regole e limitazioni agli esercizi commerciali che possono essere presenti nel centro storico, in modo da promuovere la vendita di prodotti tipici del territorio e della tradizione storico culturale locale, favorendo anche lo sviluppo di attività merceologiche direzionate su prodotti artigianali di qualità.

Il provvedimento era stato bloccato dalla precedente giunta regionale guidata da Debora Serracchiani, del Pd, ma adesso, con l’insediamento nel 2018 del leghista Massimiliano Fedriga, Regione e Comune hanno firmato l’intesa per l’adozione del decreto.

Il piano prevede che Monfalcone sia divisa in quattro zone dove i divieti verranno applicati con modalità diverse. Nelle prime due aree le limitazioni saranno massime, e quindi niente più negozi “etnici”. Lo stop definitivo dovrebbe arrivare entro la fine dell’anno. 

Dopo la firma dell’intesa, Cisint ha attaccato la precedente Giunta regionale guidata dalla Serracchiani che aveva bloccato il suo progetto e l’ex amministrazione comunale di Monfalcone, sempre del Partito Democratico. “Firmata l’intesa con la regione: Serracchiani/Santoro avevano bloccato l’iter per più di un anno (è stata la ns prima delibera del novembre 2016). Ora approveremo la modifica in consiglio comunale. È evidente che se chi ha amministrato prima avesse agito così, oggi il centro sarebbe diverso”. (Fonti: Facebook, Trieste Prima)