Monti non cede sull’articolo 18: “L’unica riforma possibile”

Pubblicato il 23 Marzo 2012 - 00:24 OLTRE 6 MESI FA

ROMA, 22 MAR – In pochi secondi Mario Monti gela le speranze di quanti pensavano che il governo avrebbe fatto retromarcia sull'articolo 18: perche' si capisce subito che la disponibilita' dimostrata al tavolo con le parti sociali e' strettamente limitata ad una migliore definizione delle regole in materia di licenziamenti economici per limitare al massimo i possibili ''abusi''.

Ma nient'altro. Il governo tira dritto: nessuna dietrofront sul fatto che in caso di licenziamenti economici l'unico rimedio e' quello dell'indennizzo, non il reintegro. Dal presidente del Consiglio, dunque, arriva un secco no alle richieste di quanti (Cgil e Pd in testa) gli chiedevano di modificare almeno quella norma, introducendone una che permetteva al giudice di imporre non solo l'indennizzo economico, ma anche il ritorno del lavoratore al suo posto.

Il premier non vuole concedere nulla al sindacato guidato da Susanna Camusso. Tanto che fonti di governo ci tengono a precisare che la precisazione sui motivi di questa minima riformulazione del testo e' stata decisa per soddisfare le richieste della Cisl. Proprio il segretario Raffaele Bonanni aveva ventilato imminenti modifiche, facendo credere che Monti avrebbe ceduto qualcosa. Ma alla fine si e' capito che il professore non vuole arretrare di un millimetro. Soprattutto dopo aver ottenuto un sostanziale via libera dal Quirinale.

Il capo del governo, accompagnato dal ministro Fornero, sale al Colle per rassicurare il capo dello Stato. Giorgio Napolitano ripete la sua preoccupazione per la rottura con la Cgil e le possibili conseguenze politiche dello strappo. Ma soprattutto si raccomanda sulla necessita' di evitare forzature in Parlamento: un modo per dire che un decreto non sarebbe ben visto dal Quirinale. Monti ascolta e condivide, garantendo che in Parlamento il confronto ci sara'.

Il premier rinuncia dunque al decreto legge, ipotesi che aveva continuato ad accarezzare, e probabilmente alla fine optera' per una legge delega, anche se la decisione finale sara' presa solo domani in Cdm. Dove pero' non arrivera' un articolato della riforma, ma solo delle linee guida che saranno approvate dal Cdm ''salvo intese'' per consentire a Monti di volare in Asia con in tasca l'agognata riforma. Per il testo definitivo del provvedimento, invece, bisognera' attendere ancora.

Il capo del governo, anche al Quirinale, non smette di ripetere che la proposta del governo e' l'unica possibile. Cosi' come l'intervento relativo all'articolo 18 su cui, ribadisce, l'unico sindacato contrario e' la Cgil. Il suo leit motiv e' che modificando qualcosa, magari andando incontro alle richieste della Camusso, significherebbe rompere con gli altri, Confindustria in testa. Quanto al cote' politico della faccenda, il premier si toglie qualche sassolino dalle scarpe. Sostiene ad esempio di non capire la levata di scudi di Bersani perche' la riforma era stata illustrata durante la cena con i leader della maggioranza a palazzo Chigi. E il segretario del Pd, come gli altri due commensali, avevano accettato la linea imposta da Monti, salvo poi fare marcia indietro dopo le proteste di Corso d'Italia. Per questo ritengono ancora possibile ''convincere'' quanti nel Pd protestano e chiedono cambiamenti. ''Spiegare la riforma'' e' il mantra nel governo.

Il compito sara' affidato al ministro Fornero, ma anche allo stesso Monti, al suo rientro dall'Asia. Intanto pero' preoccupano le tensioni in Aula e quelle sociali. Lo sciopero della Cgil, ma anche le dure proteste del Pd. Nonche' i toni sempre piu' alti dell'opposizione.

Cose che passeranno, sostengono a Chigi, quando la riforma sara' illustrata nel suo complesso. Ma soprattutto quando arrivera' in aula dove anche il premier sa che probabilmente qualche concessione dovra' farla. A palazzo Chigi l'hanno gia' messa nel conto. Ma sperano ancora di poter salvare l'impianto del nuovo articolo 18. Se cosi' non fosse, ripete Monti, se ne assumeranno la responsabilita'. Un altro tema pero' rischia di far incendiare ancor di piu' gli animi: l'introduzione delle nuove norme sui licenziamenti anche per gli statali. Tema spinosissimo, ma su cui il governo prima o poi vuole intervenire.