Ingegneri delle alleanze e dopo Monti. Tutte le strade portano a Passera

Pubblicato il 3 Gennaio 2012 - 14:21 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – I partiti, più per spirito di sopravvivenza che per lungimiranza politica, guardano già al dopo Monti. Sugli scenari futuribili si esercita Fabio Martini della Stampa: ogni formula che spieghi le complicate “ingegnerie delle alleanze” non può prescindere dal fattore Passera. Ovvero dell’uomo forte, oltre al primo ministro, di questo governo. Ogni sua mossa, le sue frequentazioni, i suoi appuntamenti pubblici e privati sembrano preludere ogni volta alla definizione di un disegno politico coerente e organizzato in vista della scadenza della legislatura. Appena coinvolto nel nuovo esecutivo, Passera era classificato come uomo di Berlusconi. Saputo di un suo incontro con Massimo D’Alema subito si sussurrava “s’è buttato a sinistra”. Intercettato con Bonanni della Cisl, Passera è diventato seduta stante il referente naturale, il punto di sintesi delle energie raccolte nella “cosa” cattolica. Ispirata al Ppe, moderato e antifascista, benedetta da Santa Romana Chiesa. Nei prossimi giorni orecchie attente vigileranno sull’incontro programmato fra lo stesso Passera e il presidente dei vescovi Angelo Bagnasco.

Sull’ipotesi di un grande centro che raccolga l’eredità di una balena bianca di altri tempi, sarebbe dura immaginare un’infografica adeguata. Nella versione bipolarista, cioè in competizione con la sinistra, essa includerebbe i resti del Pdl deberlusconizzato a guida Alfano, pezzi moderati in uscita dal Pd, il braccio sindacale di Bonanni e ovviamente l’Udc di Casini. Il quale, però, non ci crede più di tanto: il Cavaliere non molla la presa, meglio rimanere così come stiamo (i tre partiti che sostengono la maggioranza) e andare a vedere alle urne cosa succede. Per destra, sinistra e Terzo Polo le ragioni della diversità dei programmi e dell’identità politica non evaporeranno per opera dello Spirito Santo.

Anche il Pd dovrà abbandonare giocoforza lo schema di Vasto, tutto sbilanciato a sinistra con Di Pietro e Vendola, a favore di un accordo con Casini, magari con Passera leader dell’alleanza. Vendola è il più allarmato di tutti: se non fa buon viso a cattivo gioco rischia di restare fuori dal Parlamento ancora per molto. E allora, meglio che finire in “quarantena” è più facile dichiarare che il “Governo ha reclutato eccellenze, straordinarie personalità”.