M5S-Forza Italia fronte anti Napolitano. Il Colle: “Complotto? No, solo fumo”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 10 Febbraio 2014 - 18:47 OLTRE 6 MESI FA

giorgio_napolitanoROMA – “Fumo, solo fumo”, scrive Giorgio Napolitano in una lettera al Corriere della Sera. Fumo e non complotto, secondo il Colle, quei colloqui avuti nell’estate del 2011 con Mario Monti, colloqui confermati prima da Monti stesso e ora anche dal presidente Napolitano. Non un’investitura anzitempo di quello che solo a novembre sarebbe diventato premier, non una macchinazione per far cadere Berlusconi, allora premier: è quello che sostiene il Capo dello Stato nel giorno in cui una anticipazione del nuovo libro di Alan Friedman hanno portato Forza Italia e M5S a sostenere il complotto del Quirinale.

Secondo Friedman Napolitano avviò colloqui con Monti per sondare la sua disponibilità a fare il premier già nell’estate 2011, ovvero mesi prima che il premier di allora, Berlusconi, si dimettesse. Monti per primo conferma i colloqui e anche la loro natura:

“In quell’estate ho avuto dal presidente della Repubblica dei segnali: mi aveva fatto capire che che in caso di necessità dovevo essere disponibile. Ma è assurdo che che venga considerato anomalo che un presidente della Repubblica si assicuri di capire se ci sia un’alternativa se si dovesse porre un problema”.

Napolitano, visto il montare della polemica, manda una lettera al Corriere della Sera in cui definisce la teoria del complotto “fumo, solo fumo”

“Nessuna difficoltà, certo, a ricordare di aver ricevuto nel mio studio il professor Monti più volte nel corso del 2011, e non solo in estate: conoscendo da molti anni (già prima che nell’autunno 1994 egli fosse nominato Commissario europeo su designazione del governo Berlusconi), e apprezzando in particolare il suo impegno europeistico che seguii da vicino quando fui deputato al Parlamento di Strasburgo”. “Nel corso del così difficile – per l’Italia e per l’Europa – anno 2011, Monti era inoltre un prezioso punto di riferimento per le sue analisi e i suoi commenti di politica economico-finanziaria sulle colonne del Corriere della Sera”, spiega ancora il capo della Stato sottolineando che Monti “appariva allora – e di certo non solo a me – una risorsa da tener presente e, se necessario, da acquisire al governo del paese”.

M5S e Forza Italia non sono dello stesso avviso. Entrambi i partiti giudicano anomalo il coinvolgimento di Monti già nell’estate 2011. Vito Crimi, M5S, membro del Comitato parlamentare per i procedimenti di accusa, dice:

“Cosa altro dobbiamo scoprire perché si apra un’indagine? Dobbiamo forse aspettare ulteriori rivelazioni? Non bastano tutti questi dubbi per avallare la nostra richiesta di aprire un indagine?”.

La vicenda rafforza i grillini nella loro richiesta di avviare il processo per impeachment. Luigi Di Maio, vicepresidente della Camera, dice:

“Tra ieri e oggi due rivelazioni a mezzo stampa sottolineano le ingerenze di Napolitano negli equilibri di governo (il tentativo di insediare monti a Palazzo Chigi gia a metà 2011) e nelle fasi processuali della trattativa stato-mafia (la richiesta di un provvedimento disciplinare nei confronti di Nino Di Matteo). I fatti – aggiunge Di Maio – sono gravissmi, ma il Comitato ha una fretta maledetta di insabbiare tutto entro domani. È Inaccettabile. Dalle notizie apprese oggi può dipendere il futuro del governo e di questa legislatura (se accertate). Il comitato avvii le indagini e lavori senza pregiudizi”.

Indignati i presidenti dei gruppi parlamentari di Fi, Renato Brunetta e Paolo Romani.

“Apprendiamo con sgomento – denunciano – che il capo dello Stato, già nel giugno del 2011, si attivò per far cadere il governo Berlusconi e sostituirlo con Mario Monti. Lo conferma lo stesso Monti. Le testimonianze fornite da Alan Friedman non lasciano margine a interpretazioni diverse o minimaliste. Tutto questo non può non destare in noi e in ogni sincero democratico forti dubbi sul modo d’intendere l’altissima funzione di presidente della Repubblica da parte di Giorgio Napolitano”.

“Ci domandiamo – proseguono – se sia rispettoso della Costituzione e del voto degli italiani preordinare un governo che stravolgeva il responso delle urne, quando la bufera dello spread doveva ancora abbattersi sul nostro Paese. Chiediamo al capo dello Stato – concludono – di condurre innanzitutto verso i propri comportamenti un’operazione verità. Non nascondiamo amarezza e sconcerto, mentre attendiamo urgenti chiarimenti e convincenti spiegazioni”.

In realtà fu proprio a cavallo di giugno e luglio 2011 che lo spread iniziò la sua corsa al rialzo. Il differenziale con il Bund tedesco, ad esempio, chiude a 301 punti l’11 luglio 2011. Una breve tregua poi torna a crescere fino a 389 punti(4 agosto 2011). Da settembre la corsa al rialzo fino al record del 9 novembre 2011 quando arrivò a 552 punti base.