L’autogol della Moratti a disagio nei panni di una Santanché

di Dini Casali
Pubblicato il 12 Maggio 2011 - 10:19| Aggiornato il 14 Luglio 2011 OLTRE 6 MESI FA

MILANO – Non è più la stessa, è mal consigliata, è stata lasciata sola? Lo scivolone della Moratti nelle false accuse a Pisapia è un concentrato di errori: tattici, di opportunità politica, di comunicazione. Berlusconi, che di comunicazione se ne intende, l’aveva avvertita: “Non ci andare in tv, il duello serve solo allo sfidante per recuperare terreno in extremis”. E infatti con Veltroni e Prodi nel 2008 e nel 2001 lui al faccia a faccia televisivo ci ha lasciato una sedia vuota. Ormai che la frittata è fatta ci si chiede chi abbia fornito l’assist del clamoroso autogol.

La sinistra gongolante ha gioco facile nell’ irridere l’avversario. Bersani dice che la Moratti è disperata al punto di “impugnare la pistola per poi spararsi su un piede”. Che ora duole, ahi se duole. La Signora è apparsa subito impacciata, a disagio, vestendo panni non suoi. Non è che ci si trasforma in una Santanché così, su due piedi. Durante i giorni della polemica sui manifesti giudici-Br aveva fatto di tutto per isolare, dimenticare, ignorare Lassini. Ma sembra che il corso impresso alla sua campagna elettorale sia ispirato proprio a lui: il Giornale, specchio degli umori profondi dell’elettorato berlusconiano, giusto due giorni fa chiamava allo scontro duro, senza esclusioni di colpi. “Elezioni come un ring” era il grido di battaglia. E così è stato.

Così come, per salvare il salvabile, è stato imposto alla Moratti di non chiedere scusa, come pure si era offerta di porgere. Errore su errore, inammissibile. E infatti la linea è chiara: “Non rubava le auto, però frequentava brutta gente” è l’esordio dell’editoriale di Mario Giordano sul Giornale di giovedì 12 maggio. Cioè, Pisapia sarà stato assolto ma resta il fatto che era un estremista, il passato non si cancella. Tuttavia, sebbene i sondaggi fatti circolare da Berlusconi ai suoi, la diano vincente già al primo turno, serpeggia un po’ di strizza. Milano è troppo importante, lì non si può perdere. Nel 2006 Letizia vinse con il 51,2% avendo però in coalizione anche finiani e Udc. E la distanza in termini di voti era abbastanza esigua: ballavano solo 35 mila voti di differenza con il tutto fuor che  pericoloso candidato del Pd Bruno Ferrante.

Un capitolo a parte riguarda poi la Lega, visibilmente disinteressata a spendersi per la Moratti, che a Via Bellerio giudicano bollita. I big del partito, Bossi in testa, hanno battuto tutti i comuni del milanese ma al Duomo non si sono mai visti. Intervenuto a Gallarate per sostenere la corsa solitaria di un leghista, Maroni ha fatto correre un brivido lungo la schiena degli alleati pidiellini: ” Torniamo alle origini e non è detto che non sia una strada possibile per il futuro”.