Berlusconi: la “Mossa Spinelli”: sbarra l’ufficio e manda le carte in Parlamento. Catenaccio o autogol?

Pubblicato il 17 Gennaio 2011 - 13:10 OLTRE 6 MESI FA

La mossa di Spinelli, forse un saggio e doveroso buttar la palla in calcio d’angolo, forse un’autorete. Giuseppe Spinelli ha un ufficio a Milano. Gli uomini mandati dalla Procura vogliono perquisirlo perché pensano in quell’ufficio vi siano carte e documenti che provano i pagamenti che lo stesso Spinelli effettuava a vantaggio delle ragazze delle feste di Arcore e dei pagamenti a favore di Lele Mora che quelle ragazze trovava, gestiva e convogliava. Ma Spinelli sbarra la porta con una semplice dizione: ufficio di pertinenza dell’onorevole Berlusconi. Gli uomini della Procura non  varcano la porta. Qualunque cosa ci fosse in quell’ufficio, nulla, semplice privacy, prove di reato, contabilità della prostituzione o innocenti fatture commerciali, resta protetta.

Però non è detto che la “palla” sia finita in calcio d’angolo. Rimbalza sotto altra forma e finisce in Parlamento. Infatti la Procura chiede al Parlamento cosa deve fare e per chiederlo invia al Parlamento l’atto di comparizione inviato a Berlusconi. Atto di cui finora si sa molto ma si è letto nulla. Sono 300 pagine di cui 250 circa di testi di intecettazioni telefoniche, soprattutto tra ragazze che vanno alle feste di Arcore. Questi materiali vanno al Parlamento da lì saranno  presto diffusi e resi noti. Cosa che non avevano fatto nè la Procura nè la difesa di Berlusconi che pure li posseggono. A mandarli al Parlamento e quindi alla pubblica opinione è stata la “mossa di Spinelli”. Una mossa dovuta di legittima difesa o un disperato “catenaccio”? In quelle registrazioni ci sono giudizi delle ragazze su ciò che facevano e veniva loro fatto fare durante le feste. C’è quel che Berlusconi ha definito in tv: “Intercettazioni inaffidabili perché quando uno parla al telefono…”. Ci sono le telefonate delle stessa ragazze tra loro per scambiarsi informazioni, invidie e “dritte” sui compensi e regali ricevuti. Ci sono le loro telefonate a Spinelli per chiedere soldi e regali. C’è tutto quello che da lunedì sera a martedì mattina pioverà sui e nei giornali e poi alla pubblica opinione. C’è, letteralmente, roba mai sentita. Valeva la pena dirottarla in Parlamento? Dipende da quel che c’era davvero nell’ufficio Spinelli.