“Una telefonata non intercettata in Italia? E’ possibile”. Rachel Donadio sul New York Times

Pubblicato il 31 Maggio 2010 - 11:23| Aggiornato il 2 Giugno 2010 OLTRE 6 MESI FA

In Italia non sei nessuno se il tuo telefono non viene intercettato. E’ questa la visione delle vicende legate alle intercettazioni del nostro Paese viste sotto la lente a stelle e strisce del New York Times. In un articolo firmato Rachel Donadio, infatti, si esaminano a tutto campo le “stranezze” del nostro Paese e si snocciolano le novità e le polemiche sul diritto di cronaca e sul suo rapporto con il nuovo disegno di legge, elencando le intercettazioni nostrane che hanno catturato veline e mafiosi, politici e massaggiatrici, fino ai coristi del Vaticano.

L’esame della Donadio è dunque il ritratto di due eccessi italiani, ovvero la storia del passaggio da un uso continuo delle intercettazioni a un loro blocco quasi totale. Si passa quindi a enumerare le tante inchieste che non sarebbero proprio cominciate se di queste intercettazioni così frequenti in Italia si fosse fatto a meno. La giornalista americana cita, infatti, primo tra tutti il primo ministro Silvio Berlusconi che – si dice nel pezzo – “è protagonista di routine” di queste intercettazioni, presenti sulle pagine della stampa italiana con “allarmante regolarità”.

Il New York Times parla dunque del ddl all’esame del parlamento come di una nuova legge fatta “per arginare le fughe di notizie imbarazzanti” del “circo politico” in atto in Italia, e la descrive come una norma che “restringe fortemente la possibilità dei magistrati di intercettare e quella dei giornalisti di pubblicarne i risultati”. La stessa legge che secondo alcuni – spiega la Donadio – potrebbe tenere fuori i politici dei tabloid ma allo stesso tempo lasciare i mafiosi fuori dalla prigione.

“Si passa da rendere troppo facile le intercettazioni telefoniche a renderle troppo dure” è poi il commento del professore di scienze Politiche dell’Università di Firenze Roberto D’Alimonte riportato nell’analisi americana, che spiega come se sarà approvata, la legge potrebbe influire su centinaia di indagini, alcune delle quali riguardano gli elevati ranghi del governo Berlusconi. Il pezzo racconta che molti vedono la norma come un’ altra legge “ad personam” volta a proteggere interessi personali e politici più che la democrazia italiana e cita un’intervista in cui Ferruccio De Bortoli, direttore del primo quotidiano italiano, il Corriere della Sera, parla delle motivazioni della legge e dice: “Non c’è altra ragione, oltre la paura di ulteriori indagini che potrebbero coinvolgere i membri del governo”.

“I mezzi di informazione avrebbero dunque il divieto di pubblicare stralci di intercettazioni fino alla fine delle indagini preliminari, spiega il commento, e comunque solo in sintesi. “Nel caso delle inchieste italiane, che possono richiedere anni, visto il lento sistema giudiziario del Paese le notizie trapelate dalle intercettazioni telefoniche spesso possono avere importanti conseguenze politiche ed economiche”.

Tra gli episodi viene poi citato il caso del 2005, quando il governatore della Banca d’Italia si è dimesso a seguito delle intercettazioni telefoniche da cui è emerso che aveva appoggiato la vendita di una banca italiana, anche se l’inchiesta formale è iniziata solo nel 2009. Il pezzo elenca poi il ruolo delle intercettazioni in alcuni casi degli ultimi mesi, come la vicenda delle intercettazioni telefoniche trapelate su Monica, la massaggiatrice brasiliana assunta dal capo della protezione civile Guido Bertolaso, o l’inchiesta dei grandi appalti al G8 de L’aquila.

Poche settimane fa – fa sapere la Donadio – il signor Bertolaso stesso, ha scherzato facendo riferimento alle vicende che hanno coinvolto in passato il presidente americano Bill Clinto, dicendo che entrambi avevano “problemi con una Monica”. Ma le intercettazioni più sorprendenti emerse da questa indagine – scrive il New York Times – sono legate ad Angelo Balducci, arrestato e incarcerato a febbraio con l’accusa di corruzione. La Repubblica – spiega il quotidiano Usa – ha citato una conversazione intercettata in cui il signor Balducci ha chiesto a un cantante di un coro del Vaticano: “A che ora si deve tornare al seminario?”

Il testo mostra ancora una volta i due eccessi e dopo aver spiegato le restrizioni della nuova norma annuncia che l’anno scorso le autorità italiane hanno monitorato più di 112.000 telefoni e 13.000 luoghi, secondo dati del ministero della Giustizia: “numeri di gran lunga tra i più alti in Europa”.

Nell’articolo si fa quindi un paragone con gli Stati Uniti, dove non potrà mai decollare “la cultura facile e veloce delle intercettazioni italiane” poichè lì si deve dimostrare la compevolezza di qualcuno prima ancora di toccarne il telefono. Eppure, di fan americani, spiega il pezzo, il sistema intercettazioni del nostro Paese ne ha trovati tanti. Tra loro il procuratore generale Lanny Breuer, che in visita a Roma, ha espresso di recente la sua preoccupazione per l’impatto del disegno di legge sulla collaborazione di lunga data tra le autorità americane e italiane nella criminalità organizzata e le indagini antiterrorismo.

Secondo la proposta di legge, le intercettazioni dovrebbero essere approvate da un collegio di tre giudici e potrebbero durare fino a 60 giorni, con una possibile estensione a 75. I magistrati avrebbero anche bisogno di un’autorizzazione speciale per sfruttare i telefoni dei membri del Parlamento europeo e il permesso di una diocesi per toccare il telefono di un prete.

Gli eccessi continuano e il nostro Paese occupa le pagine dei quotidiani americani, sempre più stupiti.

In Italy, you’re nobody if your phone isn’t tapped. Or, as Beppe Grillo, Italy’s leading political provocateur and blogger, put it: “This is a nation where if you can’t be blackmailed, you’ll never get ahead.” Related Wiretaps have captured showgirls and Mafiosi, politicians and loosely defined “masseuses,” and recently even a Vatican choir singer procuring seminarians for trysts with a male public works official.  []