Napolitano avverte, Schifani rimanda e Fini si oppone. Il calendario delle intercettazioni divide le alte cariche dello Stato

Pubblicato il 1 Luglio 2010 - 21:22 OLTRE 6 MESI FA

Giorgio Napolitano

Il ddl intercettazioni potrebbe essere approvato alla Camera prima della pausa estiva, il 29 luglio. Tutta questa fretta, con la calendarizzazione decisa dalla conferenza dei capigruppo senza la formula ‘ove concluso’, scatena le tre più alte cariche dello Stato italiano.

Il presidente della Repubblica Napolitano lancia un monito che sa più di avvertimento, come a dire “attenti, so cosa non va, scelgo io”. Il capo dello Stato è categorico: “I punti critici della legge risultano chiaramente, valuterò tenendo presente che il Quirinale non ha il compito di formulare modifiche”, ma ha comunque le competenze di valutare obiettivamente “se verranno apportate modifiche adeguate alla problematicità di quei punti che sono stati indicati già in evidenza”. In sintesi il governo deve mettere una pezza, e che sia quella giusta, altrimenti Napolitano potrebbe non firmare.

Con molta serenità invece il presidente del Senato Schifani cerca di chetare le acque assicurando che il ddl ha ancora molta strada da fare. L’esame del ddl sulle intercettazioni “si farà in Senato comunque dopo l’estate” perché ha spiegato che per un esame prima della pausa estiva “non ci sono i tempi tecnici”.

Chi invece si oppone giudicando “irragionevole” la data del 29 luglio, ma alla fine è stato costretto a dare il via libera al calendario, vista la posizione della maggioranza dei capigruppi, è il presidente della Camera Fini. Calendarizzare il ddl sulle intercettazioni a fine luglio è un “puntiglio” ed è “irragionevole”, spiega Fini, dal momento che è probabile che il voto finale del provvedimento arrivi comunque a settembre, visto che dovrebbe servire una ulteriore lettura del Senato.

Insomma il Governo spera di chiudere la partita prima della pausa estiva almeno alla Camera, ma c’è tanto su cui lavorare ancora.