Napolitano si schiera contro Berlusconi. Dice sull’Unità: “Lascia stare Fini” e avverte: “Solo io decido le elezioni anticipate”

Pubblicato il 13 Agosto 2010 - 07:46| Aggiornato il 14 Agosto 2010 OLTRE 6 MESI FA

Giorgio Napolitano

Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha scelto il suo giornale di una volta, l’Unità, per prendere posizione sul tema che tiene caldo questo Ferragosto sempre più freddo dal punto di vista meteorologico, la rissa via giornali, tv  e siti internet tra il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e il presidente della Camera Gianfranco Fini. Lo fa in modo abbastanza improprio per un capo di Stato, scegliendo un giornale molto di parte e molto schierato, e intercalando giudizi politici che sono poco consoni alla carica e affermazioni quasi ex catedra che giungono solo in ritardo.

Infatti, con l’occasione Napolitano dice anche una parola defintiva sul tema delle elezioni anticipate e dice quello che  poteva credere solo chi non riflette e abbocca alle parole dei politici come fonte di verità, purtroppo la maggioranza degli italiani, dei politici e quel che è più grave dei gornalisti. Napolitano dice che l’Italia non è l’Inghilterra e che il potere di sciogliere le Camere lo ha solo lui, il presidente della Repubblica, e lo deve fare secondo una precisa procedura prevista dalla Costituzione che, piaccia o non piaccia a Berlusconi, è ancora in vigore.

Ha detto Napolitano all’Unità: ”Ho trascorso otto giorni di riposo come si possono trascorrere qui a Stromboli, un luogo straordinario” ma ”ciò non toglie che mi sia sentito e mi senta molto inquieto per le vicende politiche di queste due settimane e per le loro implicazioni istituzionali”.

Come per dare un maggiore senso i urgenza alle sue parole, Napolitano ha fatto coincidere l’intervista con la fine della vacanza a Stromboli, tornando in terraferma per passare il Ferragosto nella tenuta di Castel Porziano. Il presidente della Repubblica e la moglie, Clio, sono giunti a Napoli provenienti da Stromboli, con la motonave ”Laurana”, della Siremar, come dei comuni mortali, pochi minuti prima delle 8.30 di venerdì 13.

Rilassato, in giacca blu e pantaloni grigi, senza cravatta e con scarpe da tennis ai piedi, il presidente si è limitato ad un cenno di saluti a giornalisti ed operatori ed è subito salito in macchina.

Napolitano dice cose molto giuste e sentite dalla maggioranza di noi. Purtroppo ne dice solo alcune e le dice dal pulpito sbagliato. Giustamente attacca Berlusconi per il clima da osteria che ormai domina la politica italiana. Però dimentica la rissa in diretta tv cominciata proprio da Fini, dimentica l’imbarazzo che provano gli elettori di destra e gli italiani in genere nell’apprendere il nepotismo (sarebbe meglio dire cognatismo e suocerismo) dispiegato, all’ombra dell’alta carica ricoperta, da Fini.

Sembra quasi che al lodo Alfano che protegge Berlusconi dalla giustizia, il presidente della Repubblica abbia voluto alzare un lodo Napolitano per esentare Fini dalle conseguenze non solo giudiziarie ma anche solo etiche del suo agire.

Nota il presidente della Repubblica che ancora una volta “è scattato un clima di polemiche e contrapposizioni esasperate sul piano politico”, mentre si sta “diffondendo in generale un senso di grave precarietà e incertezza per quel che può accadere sul piano della governabilità”’.

Dice ancora il Presidente: ”Ho sempre ritenuto che nessun contrasto politico debba investire impropriamente la vita delle istituzioni. Perciò è ora che cessi una campagna gravemente destabilizzante sul piano istituzionale qual è quella volta a delegittimare il presidente di un ramo del Parlamento e la stessa funzione essenziale che egli è chiamato ad assolvere per la continuità dell’attività legislativa”.

Napolitano riconosce che ”ci sono in Italia segni recenti, positivi e incoraggianti di ripresa produttiva, di ritorno alla crescita pur se il quadro mondiale resta critico”, ma ammonisce che “occorre però consolidarli e rafforzarli e far fronte alle tante difficoltà e incognite che restano con visioni politiche e azioni di governo adeguate e coerenti”.  Per questo il capo dello Stato si chiede ”quali sarebbero le conseguenze per il paese” se invece ”si andasse verso un vuoto politico e verso un durissimo scontro elettorale”.

Seguono parole da brivido per Berlusconi e i suoi, che da mesi, in testa il presidente del Senato, Renato Schifani, agitano come una clava la minaccia di ricorrere a elezioni anticipate. Dice il Presidente: ”Sarebbe bene che esponenti politici di qualsiasi parte non dessero indicazioni” sul ricorso o meno al voto anticipato ”senza averne titolo e in modo sbrigativo e strumentale […] Le mie responsabilità istituzionali entreranno in gioco solo quando risultasse in Parlamento che la maggioranza si è dissolta e quindi si aprisse una crisi di Governo. Compirò in tal caso tutti i passi che la Costituzione e la prassi ad essa ispiratasi chiaramente dettano”.

Questo è un lingotto di ghiaccio giù per la schiena di Berlusconi. Il messaggio è chiaro: non pensare che vieni da me, come hai letto sui giornali che ha fatto Brown con la regina Elisabetta, mi dici di sciogliere le camere e io lo faccio. Vieni da me, ti dimetti e io faccio quello che devo, cioè verifico se, senza di te, con un altro capo del Governo, è possibile formare una nuova maggioranza”. C’è un precedente illustre, dopo il primo governo Berlusconi, quando Bossi lo fece cadere e a Berlusconi subentrò Dini e poi un lungo periodo di governo della sinistra.

Berlusconi tutto questo lo sa bene e lo ricorda altrettanto bene, ma per uno come lui nemmeno il cielo è un limite e provarci, con la sua faccia, è il minimo.

Napolitano, pur precisando di non poter naturalmente entrare nel merito della vicenda né di voler esprimere valutazioni o previsioni, osserva comunque che quello che si è aperto ”è un serio conflitto politico dentro la coalizione uscita vincitrice dalle elezioni 2008”.

Infine un monito magistrale: ”Questo è il momento di abbassare i toni, di compiere uno sforzo di responsabile ponderazione tra le esigenze della chiarezza politica e quelle della continuità della vita istituzionale, guardando al paese che ha bisogno di risposte ai propri problemi anziché di rese dei conti e di annunci minacciosi nell’arena politica cui non consegna alcuna prospettiva generatrice di fiducia”.

Parole alte, nella sede sbagliata. Per il ruolo che occupa, per la irresponsabilità politica che caratterizza la carica, non le avrebbe dovute affidare a un giornale, per di più al giornale che fino a poco tempo fa era ufficialmente l’organo del Pci, di cui Napolitano era esponente silente (difficile sarebbe stato il contrario) ma di spicco. La Cosituzione sembra andare stretta non solo a Berlusconi, che non perde occasione per dirlo, ma anche a Napolitano, che non ce l’ha più fatta nel limite assegnato per le sue comunicazion, i messaggi alle Camere. Tutto questo è un ricordo di un passato tnto deprecato quanto migliore. E d’altra parte, dopo le scandalose “esternazioni” di Cossiga, tutto è possibile: Napolitano, Fini, Berlusconi.