Napolitano: “Elezioni anticipate, un’anomalia italiana”

di redazione Blitz
Pubblicato il 27 Settembre 2013 - 13:40 OLTRE 6 MESI FA
Napolitano: "Elezioni anticipate, un'anomalia italiana"

Giorgio Napolitano (Foto Lapresse)

MILANO – Le elezioni anticipate sono una “prassi molto italiana“. Lo ha sottolineato il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, intervenuto ad una cerimonia in ricordo di Luigi Spaventa presso l’università Bocconi di Milano. Spaventa, ha detto Napolitano, si impegnò in Parlamento dal 1976 al 1983, “due legislature entrambe raccorciate, prassi molto italiana, da scioglimenti precoci delle Camere”.

Le parole del Capo dello Stato risuonano come un memorandum, proprio mentre Enrico Letta, di ritorno da New York, sta meditando di porre la fiducia in Parlamento ora che il suo governo è sotto scacco matto del Pdl dopo l’annuncio delle dimissioni di massa dei parlamentari azzurri. Il premier è infatti atteso al Colle dopo le 14 per discutere dell’ipotesi di porre un voto di fiducia su un documento di iniziativa governativa già martedì in Senato.

Napolitano intanto prepara il terreno: “Parlo qui della politica non come consapevolezza dell’interesse generale, senso del dovere civico, percezione responsabile dei problemi della società e dello Stato, perché di questa dimensione, propria del vivere in democrazia, ogni cittadino dovrebbe essere partecipe”.

“Oggi gli scontri politici – ha proseguito il Capo dello Stato – diversamente che in passato, producono “smarrimento di ogni nozione di confronto civile e di ogni costume di rispetto istituzionale e personale”.

E si domanda retorico: “Cosa è rimasto di quel modo di vivere la politica?“. “Cosa è rimasto di quel modo di convivere in un’istituzione, e anche del modo in cui, di conseguenza, si vedeva dall’esterno il mondo della politica?” Per poi constatare amaramente che allora “distanze e scontri sul piano delle idee e del rapporto tra maggioranza e opposizione non producevano, come oggi, smarrimento di ogni nozione di confronto civile e di ogni costume di rispetto istituzionale e personale”. Tutti valori che, ricorda Napolitano, invece appartenevano “profondamente” a Luigi Spaventa.