Napolitano molla il Quirinale e batte Berlusconi alle elezioni: un libro, un gioco, un sogno…

Pubblicato il 12 Gennaio 2011 - 14:55 OLTRE 6 MESI FA

Finora era stato il Clark Kent della politica italiana, poi un bel giorno si tolse gli occhiali e la giacca da presidente della Repubblica e divenne SuperNap, volando nelle urne elettorali a sconfiggere Silvio-San, il suo Lex Luthor. Quel giorno cominciarono  “I 99 giorni che travolsero il Cavaliere”. E’ la trama, esile ma intrigante, di un  libro di fatto anonimo che arriva in libreria il 14 gennaio. E’ un gioco di società, della società politica, una sorta di Risiko immaginario, divertente quanto improbabile. Ed è anche un sogno, di quelli inconfessabili più per la loro ingenuità che per la loro “indecenza”. L’ultima scena dei “99 giorni” vede due aerei di Stato che portano il Cavaliere Berlusconi ad Antigua insieme a numeroso seguito tra cui quaranta fantastiche fanciulle e signorine tra i 15 e i 30 anni. Un esilio che non è una fuga, ma la logica e tutto sommata accettata conclusione. Con Casini che diventa presidente della Repubblica, Fini che resta presidente della Camera, D’Alema a presiedere il Senato, Maroni ancora ministro degli Interni. E a Palazzo Chigi, capo del governo lui, SuperNap, cioè Giorgio Napolitano.

Il libro, la fantasia, la fiction raccontano di Napolitano che molla il Quirinale quando capisce senza ombra di dubbio che tutte le opposizioni così come sono non vinceranno mai le prossime elezioni e che invece Berlusconi vincerà un’altra volta. Allora Napolitano “scende in campo”, si presenta come federatore e guida di tutto il centro, la sinistra e qualcosa di più. Una sorta di novello Prodi moltiplicato al quadrato. Scende in campo e vince e va a governare portandosi a Palazzo Chigi tre uomini della Prima Repubblica: Maccanico, Macaluso e Rino Formica. Questo ultimo particolare ha del volutamente paradossale, come volutamente grossolani sono le “mascherature” dei nomi e cognomi dei personaggi politici nel testo: Spernanzoni, Salernitano, Nifi, Centrini, Diabloché…al posto di Berlusconi, Napolitano, Fini, Santanché…

I “99 giorni” scorrono via nel racconto in maniera abbastanza banale, perfino un po’ ingolfati dalla preoccupazione di trovare ruolo e posto per tutto e tutti: le “cricche”, i “popoli” e i “blog”. Resta l’intuizione, lo “scherzo” riuscito di fare l’occhiolino, in fondo un po’ mesto, a tutta l’Italia che non sa, oltre a quella che non vuole, fare a meno di Berlusconi. Inventare SupeNap è come raccontare e prendere atto che ci vorrebbe un miracolo. Ma è anche suggerire che per quel miracolo basterebbe un passo, una mossa, anzi un “eroe”, di quelli della Grecia classica che sapevano incrociare il destino degli uomini con il volere degli dei. Insomma qualcuno che non c’è. Chissà come lo leggerà Napolitano il libro, se con un sorriso lieve o con un lieve rimpianto.