Nazionalizzazione Autostrade: 5 mesi e 20 miliardi. Toninelli la fa troppo facile

di Alessandro Camilli
Pubblicato il 20 Settembre 2018 - 13:56 OLTRE 6 MESI FA
Nazionalizzazione Autostrade: 5 mesi e 20 miliardi. Toninelli la fa troppo facile

Nazionalizzazione Autostrade: 5 mesi e 20 miliardi. Toninelli la fa troppo facile

GENOVA – La fa facile il sorridente ministro Danilo Toninelli, ma salotti tv con annessi plastici e decreti salvo intese a parte, revocare la concessione ad Autostrade è, sarà e sarebbe impresa lunga e soprattutto costosa. I tempi li calcola Fiorenza Sarzanini sul Corriere della Sera e, se andasse proprio tutto speditamente con Autostrade d’accordo nel ‘restituire’ la concessione, ci vorrebbero almeno 5 mesi. Per i costi basta invece leggere i termini della concessione stessa: 20 miliardi di euro. Praticamente una finanziaria. Da trovare, nemmeno a dirlo, insieme ed inoltre a quelli che il governo stra già cercando per flat tax e reddito di cittadinanza.

Raccontano le cronache politiche che il ministro delle Infrastrutture sta diventando un piccolo grande caso nel governo. E il decreto varato alla vigilia del viaggio a Genova del premier Giuseppe Conte ad un mese dal crollo del viadotto Morandi ne è la prova. Un decreto sostanzialmente vuoto, senza il nome del commissario e soprattutto licenziato con la formula ‘salvo intese’. Formula che fuor di tecnicismo e politichese vuol sostanzialmente dire ‘diciamo che siamo d’accordo così ma tanto è tutto da rivedere in secondo momento’. E lo sta diventando un caso il ministro Toninelli non tanto e non solo per le continue improbabili figure che mette in scena, dall’ormai famoso sorrisone sul plastico del nuovo ponte nell’un tempo odiato salotto di Bruno Vespa al ritiro della concessione al barbiere con tanto di foto sui social, e nemmeno per la sua contrarietà alla Tav niente affatto condivisa dall’alleato di governo leghista. Sta diventando un caso invece proprio per la discutibile gestione della tragedia genovese e per la faciloneria, per non dire pressappochismo, con cui la sta affrontando.

All’indomani del crollo avevano infatti tutti promesso e garantito che Autostrade e la famiglia Benetton sarebbero state espropriate della concessione, che questa sarebbe stata ritirata e il ponte lo avrebbero ricostruito altri e non Autostrade. Non stupiva allora come non stupisce oggi il rigoroso sorvolare su come la concessione ai Benetton e i fondi elettorali da questi fossero stati firmati e presi anche dal partito che i sondaggi dicono oggi essere maggioranza nel Paese, e quindi nel governo, la Lega. Stupiva e stupisce invece oggi gli stessi colleghi di Toninelli l’idea di affidare il cantiere senza gara d’appalto, in spregio a tutte le norme, e ancor di più stupisce che Toninelli sembri ignorare le difficoltà che il ritiro della concessione comporta. “Ma è sicuro, Toninelli, che l’Europa ci consentirà di affidare la costruzione del nuovo ponte di Genova senza bandi? Perché io, a quanto ne so, credo proprio che non sarà così”, avrebbe chiesto il ministro Moavero Milanesi nell’ultimo Cdm.

Partiamo dai costi. Enormi. Costi che se vuole uno Stato può legittimamente decidere di sostenere perché ritiene, come nel caso delle autostrade, che quelle siano un’infrastruttura di interesse nazionale e che quindi non debba essere gestita da privati. Ma costi che uno Stato e un governo non possono scoprire strada facendo e che, leggendo i termini della concessione in questione, saranno non al di sotto dei 20 miliardi di euro. E poi i tempi. La Sarzanini e il Corriere titolano parlando di ‘5 mesi necessari’. Ma questo è un calcolo ottimistico che presupporrebbe sostanzialmente l’accordo con Autostrade. Se invece l’attuale gestore dovesse opporsi e adire, come si dice in questi casi, le vie legali – altra cosa assolutamente legittima da parte di un’azienda privata checché ne dica il vicepremier Luigi Di Maio che, su La7, ha commentato: “Se hanno il coraggio di fare ricorso lo facciano ma noi siamo tranquillissimi. Se lo vogliono pagare di loro spontanea volontà bene altrimenti ce li andiamo a prendere con i giudici”. Ecco, se Autostrade si opponesse alla revoca allora i tempi potrebbero dilatarsi, e chi ha avuto la ventura di avere a che fare con la Giustizia italiana sa che quando i tempi si dilatano vuol dire che si sa quando si comincia, ma non si ha idea di quando si finirà.