‘Ndrangheta: arrestati 4 esponenti del Pdl in Calabria, uno Consigliere regionale. In manette anche uno del centrosinistra

Pubblicato il 21 Dicembre 2010 - 08:22 OLTRE 6 MESI FA

Quattro candidati al Consiglio regionale della Calabria nelle elezioni del marzo scorso, tra cui Santi Zappalà del Pdl, sono stati arrestati nell’operazione dei carabinieri contro la ‘ndrangheta. Tra gli arrestati ci sono anche  Pietro Nucera, Liliana Aiello e Francesco Iaria, tutti esponenti del centrodestra. C’è poi Antonio Manti che non è del centrodestra ma del centrosinistra. Manti, che non è stato eletto, si è presentato infatti con la lista Alleanza per la Calabria che ha sostenuto per la presidenza il candidato del centrosinistra, Agazio Loiero.

L’indagine ha accertato il condizionamento esercitato dalla cosca Pelle di San Luca in occasione delle elezioni del 29 e 30 marzo scorsi per il rinnovo del Consiglio regionale. Al centro dell’indagine gli incontri tra il boss Giuseppe Pelle ed alcuni candidati che in cambio di voti assicurati alla ‘ndrangheta illecitamente raccolti avrebbero dovuto garantire alle imprese di riferimento della cosca l’aggiudicazione di alcuni importanti appalti pubblici ed altri favori.

Per tutti quindi l’accusa è di avere ottenuto il sostegno elettorale della ‘ndrangheta. L’appoggio, secondo gli accordi presi, avrebbe dovuto essere ricambiato facendo ottenere alla cosca favori di vario genere tra cui appalti, con l’utilizzo di imprese di riferimento del gruppo criminale, finanziamenti e trasferimenti di detenuti.

”Vedete un attimo, se c’è qualche amico. A Vibo e compagnia bella, la parliamo, perchè con il bene che abbiamo fatto .. Questo è assodato, ve lo posso garantire .. Carcere .. Glielo possiamo garantire, va bene? Perchè ho avuto una persona mia! Ma mia, mia, mia, voglio dire. In questo possiamo fare qualcosa. Abbiamo un paio di amici, là dentro”. Santi Zappalà, all’epoca sindaco di Bagnara e candidato alle elezioni regionali con il Pdl, parla così al boss della cosca Pelle, Giuseppe, vantando, secondo l’accusa, delle conoscenze nel carcere di Vibo Valentia. Il colloquio è quello del 27 febbraio 2010 e viene intercettato dai carabinieri nell’abitazione di Pelle.

Zappalà aggiunge di avere incontrato delle difficoltà nel tentativo di fare ottenere qualche beneficio ad un detenuto a Modena: ”Vi stavo dicendo, che questo di Modena era carcerato, tramite diverse cose, stavamo cercando di fargli avere, qualche beneficio la’ dentro. Comunque se c’è qualcuno che … Per un’informativa, qualche cosa”. Pelle chiede quindi a Zappalà se è possibile far trasferire il fratello Salvatore Pelle, allora detenuto nel carcere romano di Rebibbia, in un altro istituto più vicino. ”Scusate – dice Pelle – se mi permetto. Io ve l’ho detto, siamo una famiglia e di quello che posso. Ma .. praticamente, questa persona, è una persona che conta là dentro? Può chiamare un detenuto per farlo venire .. o ..”. E per essere esplicito Pelle cita l’esempio del padre Antonio, il quale, quando era detenuto a Noto (Siracusa), tramite un maresciallo di sua conoscenza, aveva ottenuto il trasferimento di un altro detenuto.

Alla domanda del boss, però, Zappalà risponde che i tempi erano cambiati, confortato dal Giuseppe Mesiani Mazzacuva, presente all’incontro e ritenuto uomo di fiducia di Pelle, che aggiunge che a partire dal 1992 era diventato problematico fare trasferire un detenuto da un carcere all’altro: ”Altri tempi. Altri meccanismi. Fino al ’91, entravano pranzi interi, dentro le carceri. Dal ’92 in poi…”. A chiusura del discorso Zappalà confermava la propria disponibilità: ”Ma quello che dite voi, posso chiedere una conferma, all’interno gli concedono ..”. L’incontro si concludeva, secondo l’accusa, ”con un’ulteriore conferma avanzata da Santi Zappalà dell’appoggio elettorale che gli era stato promesso”. ”E se voi riterrete opportuno aiutarci. – dice Zappalà – D’accordo?”. Ricevendo dal boss la risposta: ”Si parla di amici”. E accompagnandolo alla porta aggiunge Pelle ”Ora vediamo in quale maniera vi possiamo aiutare”.