“Nessun margine per una riforma condivisa della giustizia”, Stefano Folli sul Sole 24 Ore

Pubblicato il 22 Febbraio 2011 - 16:32 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Non c’è ragione per mostrarsi ottimisti riguardo a una riforma condivisa della giustizia. Nella rubrica quotidiana “Il punto” ospitata dal Sole 24 Ore, l’editorialista Stefano Folli si dichiara pessimista sulla possibilità che una qualche convergenza in tema di giustizia sia percorribile nel clima surriscaldato di questi giorni.

E questo nonostante le parole del ministro della Giustizia Alfano, che, garantisce, “la Riforma si farà. E si farà anche quella della Corte Costituzionale”. Peccato, rileva Folli, che tale riforma sia stata immaginata in termini punitivi per i giudici della Consulta. Sono anni che questa riforma viene annunciata “senza che mai seguano i fatti. Per essere concreti -prosegue Folli –  bisognava farla a inizio legislatura. Oggi, con i processi di Berlusconi alle porte e un aspro, permanente scontro politico-istituzionale, perché mai si dovrebbe essere ottimisti?”.

La realtà, secondo Folli, è che la maggioranza ha scelto un percorso costituzionale che rende irrealistico un progetto di riforma.  Berlusconi e i suoi sono concentrati in un progetto politico fondato su tre obiettivi.

Primo, garantire la compattezza numerica della maggioranza, oggi attestata a 320 deputati alla Camera, “non la soglia di sicurezza desiderata dal premier, ma quasi”.

Secondo, l’attacco alla Consulta appare come il segno di una conclamata volontà di “mantenere alta la tensione nel paese”. Folli sottolinea l’uso strumentale del tema della giustizia per ottenerne un’utilità politica.

Terzo obiettivo,  “esportare un po’ di contraddizioni nel centro-sinistra”, con l’appello ai garantisti di quello schieramento a uscire allo scoperto. Sulla carta, qualche compromesso si potrebbe trovare sul ripristino dell’immunità parlamentare. Violante in primis, l’Udc e qualche futurista ne hanno discusso apertamente: ma attualmente manca la cornice politica adatta e del resto “è chiaro che Berlusconi preferisce appiattire il centro e il centro-sinistra sulla linea intransigente di un Di Pietro”.