Nevica, governo Monti ghiacciato. Befana di spread e disoccupazione

di Sergio Carli
Pubblicato il 5 Gennaio 2012 - 15:07| Aggiornato il 6 Gennaio 2012 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – “Una vasta area perturbata di origine nord-atlantica alimentata da aria fredda di origine polare…”: è il bollettino meteo per L’Epifania ma, senza fare una grinza, potrebbe anche essere il report della Befana del governo Monti. Tira brutta aria, aria gelida. Nevica, governo ghiacciato. Tira vento, governo senza cappotto. La Befana porta al governo il “carbone” di uno spread a quota 520, di una Borsa in rosso con Milano che perde in chiusura il 3,6%, di Unicredit cui il mercato crede poco, di una disoccupazione giovanile in costante aumento, di una Grecia che forse a marzo esce dall’euro e trasforma l’euro in un incrocio tra un pupazzo di neve e un ghiacciolo.

Glacificate sono le banche europee: una banchisa immobile che parcheggia “over night” presso la Bce 450 miliardi di euro. Non si fidano a prestarli quei soldi, neanche a se stesse, men che mai a se stesse e non alle imprese o alle famiglie. Preferiscono il misero interesse di una notte che il rischio che giudicano enorme di impiegarli quei soldi in una economia che batte i denti e trema.

Un monolite di ghiaccio è quel sette per cento di interessi chiesto all’Italia per comprare i suoi Btp decennali, un monolite su cui il bilancio pubblico scivola senza riuscire a trovare un appiglio.

Una neve di torpore e disperazione sta calando sui giovani senza lavoro, un vento che taglia la faccia spira sulla produzione industriale e sulle quotazioni azionarie.

“Moto ondoso in aumento” continua il bollettino meteo e onde alte e nervose si muovono nella società italiana. Mario Monti vola d’urgenza a Bruxelles, Giorgio Napolitano sta per incontrare la Merkel e Sarkozy, chiederà, in cambio del rigore di bilancio appena varato, a fianco alla “unione fiscale” che impone ad ogni Stato di non far deficit e debito, anche la garanzia continentale sui debiti sovrani e risorse per scaldare l’economia congelata. In attesa, quasi in preghiera di una Pasqua di resurrezione. Per adesso è “carbone”, senza neanche un velo di zucchero.