Nichi Vendola: “Non batteremo Berlusconi con l’anti-Berlusconi”

Pubblicato il 16 Aprile 2010 - 21:51| Aggiornato il 17 Aprile 2010 OLTRE 6 MESI FA

Nichi Vendola

«Non sconfiggeremo il berlusconismo inventandoci l’antiberlusconi, che sarebbe inevitabilmente come Berlusconi, ma ripartendo insieme verso un’umanità nuova che segni un nuovo inizio». Lo ha detto il presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, chiudendo il suo intervento al congresso nazionale dell’Arci a Chianciano Terme. «Non sono venuto a offrire nessuna ricetta, perché tutti noi che vogliamo fare politica abbiamo innanzitutto bisogno di uno straordinario bagno di umiltà», ha anche detto Vendola.

Rivolgendosi alla platea dell’Arci, ha aggiunto: «Per costruire mondi nuovi, bisogna ritrovare lo spirito che anima associazioni come la vostra, perché la politica è nata così, da un popolo con le sue case e società di mutuo soccorso che si prendeva per mano e costruiva il senso dell’agire collettivo»

«C’è un grande bisogno di interrogarsi sulle radici di una sconfitta culturale morale e civile. E’ una sconfitta che viene da lontano. Non abbiamo voluto misurarci col livello innanzitutto culturale della nostra sconfitta e il nostro linguaggio resterà incomprensibile ai più se non ci apriremo finalmente davvero alla società civile».

«I partiti – ha detto Vendola secondo quanto riportato in una nota – sono inadeguati, tutti a sinistra, compreso il mio. Vanno rifondati, per ricostruire l’idea che la sinistra è grande sogno, passione, utopia. Bisogna individuare i problemi e fornire risposte, uscendo dalla vaghezza». E ancora: «La precarietà fa orrore, la sinistra deve non limitarsi a criticarla ma fornire proposte concrete per la deprecarizzazione del lavoro e della vita».

«Ad ogni campagna elettorale ci aspettiamo raccolti che non arrivano perché non ci siamo accorti che, come i contadini, per raccogliere bisogna prima dissodare il terreno che è desertificato».

Il governatore della Puglia ha poi fatto riferimento ai poteri forti: «Anziché di competizione cominciamo a discutere di cooperazione e non genuflettiamoci davanti ai grandi poteri, si chiamino Confindustria o Chiesa cattolica, discutiamo senza timidezze anche con loro di crisi della modernità».

«L’esperienza delle fabbriche in Puglia – ha continuato Vendola – è stata eccentrica rispetto a quella dei partiti: nei partiti tutto è disadorno, c’è competizione. Nelle fabbriche c’è stata cura nell’accoglienza delle persone, una discussione circolare, senza gerarchie. Oggi anche le virtù civiche sembrano dotate di straordinario potere rivoluzionario».