Nik il Nero alias Nicola Virzì: oggi finta “Iena” anti Orfeo, ieri camionista youtuber benedetto da Casaleggio

di Edoardo Greco
Pubblicato il 13 Aprile 2017 - 13:31 OLTRE 6 MESI FA
Nik il Nero alias Nicola Virzì: oggi finta "Iena" anti Orfeo, ieri camionista youtuber benedetto da Casaleggio

Nik il Nero alias Nicola Virzì: oggi finta “Iena” anti Orfeo, ieri camionista youtuber benedetto da Casaleggio

È ritornato d’attualità Nik il Nero, alias Nicola Virzì, camionista 46enne di Zola Predosa (Bologna) portato in all’ufficio comunicazione del Movimento 5 Stelle al Senato da una chiamata diretta di Gianroberto Casaleggio e ripropostosi alla recenti cronache per aver tallonato, da finta “Iena”, il direttore del TG1 Mario Orfeo.

Nik il Nero, detto così perché veste solo t-shirt nere (Fruit of the loom) ed è nero d’occhi e di capelli, è stato per due giorni alle calcagna di Orfeo, reo di aver compiuto scelte di scaletta poco gradite ai 5 Stelle, e per questo marcato stretto, con modi al limite fra “Le Iene” e lo stalking. Tutto a spese dei contribuenti.

Perché Virzì-Nik, insieme a Claudio Messora, fu mandato da Casaleggio per insegnare ai pentastellati a “comunicare”. Erano i tempi delle prime – imbarazzanti – uscite pubbliche del duo di portavoce Roberta Lombardi-Vito Crimi.

Arrivò da Zola Predosa uno che sapeva comunicare, almeno secondo il guru Casaleggio. Si era fatto conoscere per i suoi video registrati direttamente dalla cabina del camion, in cui attaccava questo o quel giornalista. Un cane da guardia del “Quarto Potere”? Molto più spesso un pit-bull. Con uscite quantomeno discutibili tipo quella del “togliamo il voto agli anziani“. Scrive Annalisa Cuzzocrea su Repubblica:

Il videomaker ha inaugurato anni fa – ai tempi in cui era un semplice attivista – le interviste accusatorie ai giornalisti, dopo che la stampa osò parlare di “flop” per una manifestazione di Beppe Grillo contro l’inceneritore a Parma (Su Youtube se ne trovano ancora alcune, come quella del 2013 a Giovanni Floris, allora conduttore di Ballarò, considerato dipendente del “Pdmenoelle” – nella didascalia è scritto così – per aver mostrato un sondaggio non favorevole al Movimento). I cronisti di Bologna lo ricordano come colui che aizzava le assemblee dei meet up contro di loro gridando “vergogna vergogna” e invitando rudemente a stare al posto suo chi cercava di fare da paciere […]

Sarti conosceva bene Nicola Virzì, che aveva passato gli ultimi anni a insultare e denigrare i “dissidenti” bolognesi – poi espulsi – Giovanni Favia e Federica Salsi. C’era stato un giro di mail pieno di attacchi che spaccò il meet up locale e di cui erano protagonisti Max Bugani (consigliere comunale e ora anche braccio destro di Davide Casaleggio nell’associazione Rousseau) insieme proprio a Virzì e alla moglie. Eppure, racconta Favia, “fui io a dare a Nik il numero di Beppe Grillo. Così come fui io a insegnargli come si usa una telecamera”.

La rottura avvenne quando lui e Defranceschi si rifiutarono di assumerlo in Regione, dicendo che non aveva i requisiti […] Fu quella la scintilla a provocare la guerra che ha dilaniato il Movimento in Emilia Romagna. Con operazioni di dossieraggio contro i “dissidenti” e documentazione puntualmente inviata a Genova e Milano.

Nik il nero prese a fare video-selfie alla guida del suo camion, conditi da “vaffa” e improperi nei confronti dei “nemici”. Poi video più articolati, con Favia rappresentato come Cetto la Qualunque e offeso in mille modi. Per questo, quando arrivò a Palazzo Madama, Giulia Sarti scrisse a Beppe Grillo chiedendogli di intervenire. Lui non le rispose. E il videomaker continuò in Senato quel che faceva prima, con filmati più “istituzionali” come quello della campagna anti-euro con Paola Taverna (rimosso perché aveva usato la musica di Ludovico Einaudi) e altri più d’attacco (per uno contro Repubblica rubò il sonoro allo spot della carta igienica Tenderly, che lo diffidò e lo costrinse a cancellarlo).

Ma nonostante Virzì goda della fiducia della Casaleggio Associati e di Beppe Grillo, non è di certo lui a decidere – “fuori dall’orario di lavoro”, come ha scritto il blog – chi inseguire e perché. La campagna #Orfeorispondi è una delle tante organizzata dai 5 stelle contro i giornalisti che, per un motivo o per l’altro, non vanno loro a genio.