Il caso Nitto Palma: furia di Berlusconi, Pd indeciso

Pubblicato il 8 Maggio 2013 - 11:31| Aggiornato il 20 Marzo 2023 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Il caso Nitto Palma: furia Berlusconi, Pd indeciso. Solo alle 15 di oggi pomeriggio (8 maggio) sapremo se Nitto Palma sarà il prossimo presidente della Commissione Giustizia. Ieri è stato bocciato due volte non ottenendo la maggioranza assoluta dei voti utili alla sua elezione (14): i commissari Pd hanno votato scheda bianca  insieme a Sel e Cinque Stelle di fatto affossando accordi già presi a livello di vertice pregiudicando l’esistenza stessa del governo cosiddetto delle larghe intese.

Oggi può succedere di tutto. Al terzo scrutinio serve ancora la maggioranza assoluta di 14 membri, dal quarto si va al ballottaggio fra i due candidati con più suffragi. Per questo gli indecisi Pd potrebbero optare per un loro candidato invece della scheda bianca al terzo scrutinio, per avere poi dal quarto scrutinio un candidato da opporre a Nitto Palma. Sarebbe la soluzione più in linea con il convincimento dei membri (giudicano troppo legato alle leggi ad personam di Berlusconi l’ex Guardasigilli) ma potenzialmente esiziale per le sorti del governissimo.

Berlusconi, raccontano le cronache politiche del giorno dopo, sarebbe furioso, si sente tradito, vede nero (“qui non si rispettano nemmeno i patti sottoscritti”). Si confida con i suoi, accusa il caos di un Pd senza leadership, ma alla fine è costretto a frenare i falchi. In effetti, a parte le proteste e le recriminazioni anche concitate, non è seguita alcuna ritorsione, tutti gli altri presidenti sono stati votati come se l’accordo complessivo tenesse ancora. Ricordiamo che, insieme a Romani alla presidenza Lavori Pubblici (per via delle televisioni), Nitto Palma alla Giustizia rappresentava, e rappresenta ancora, il presidio irrinunciabile di Berlusconi in tema di processi, leggi non digeribili ecc… Il candidato in bilico, Nitto Palma, è irritatissimo per lo sfregio indiretto alla sua reputazione (“Chi lo spiega a mia figlia”): ha però la fiducia e l’appoggio totale del suo gruppo e anzi, consiglia al Pd di cambiare commissari se quelli che ci sono adesso non rispettano le consegne.

Le rimostranze di Berlusconi (giunte subito fino al Quirinale tramite Gianni Letta) comprendono anche il capitolo tasse e quello delle riforme con la Convenzione,  ma non sono state portate alle estreme conseguenze. Rimanere centrali, anche a costo di parecchi bocconi amari da digerire, è fondamentale. Di più, fondamentale è che un governo in carica ci sia. Conclude il suo articolo sul Corriere della Sera Paolo Di Caro:

I suoi processi devono arrivare a sentenza, e mantenere un profilo responsabile è necessario. E perché una crisi sarebbe pesantissima per l’economia come per le sue aziende, se è vero che il figlio Piersilvio è stato chiaro: “L’importante è che il governo ci sia e che cominci a lavorare in fretta”.

Anche perché, l’effetto larghe intese si fa sentire sui conti privati. Le azioni Mediaset e Mediolanum sono in volo da fine febbraio. Il valore delle quote nel portafoglio del Cavaliere è salito da 1,8 a 2,37 miliardi. Dal giorno del giuramento di Letta il numero uno di Fininvest si è messo in tasca 22 milioni al giorno.