No B day: contro Berlusconi in viola e rosso a Roma

Pubblicato il 5 Dicembre 2009 - 15:43 OLTRE 6 MESI FA

Il colore viola degli “autoconvocati” e il rosso dei partiti della sinistra radicale ha dominato visivamente piazza della Repubblica, tutta piena dei manifestanti che hanno partecipato al No B Day e che intorno alle 14 di sabato pomeriggio si sono mossi in corteo versi piazza San Giovanni.

Il corteo è stato aperto da uno striscione su sfondo viola con la scritta “Berlusconi dimissioni”. C’era anche un cartello che, facendo la parodia di una nota frase del premier, diceva: “Siamo il miglior corteo degli ultimi 150 anni”, mentre i manifestanti gridavano: “Si fa solo i c… suoi e a pagare siamo noi”.

Contrariamente alle aspettative non è stato il pentito di mafia Spatuzza l’icona dei manifestanti, bensì Veronica Lario, la cui fotografia veniva mostrata da molti manifestanti con scritte irridenti al premier.

In molti cartelli si elogia il presidente della Camera Gianfranco Fini: “Meno male che Gianfranco c’è”, recita uno slogan. Molti i riferimenti in positivo al capo dello Stato Giorgio Napolitano. Ci sono anche dei manifestanti che si fanno fotografie vicino alle migliaia di manifesti sui muri del No B Day. Spesso il corteo, che procede comunque spedito, si ferma a saltellare al grido di “Chi non salta Berlusconi è”.

Molti manifestanti indossano sciarpe, foulard, pullover o altri capi di colore viola. La fantasia ha poi spinto molti manifestanti a indossare parrucche viola, o a innalzare cartelli scritti a mano che chiedono, con frasi ironiche, al premier Berlusconi di andare a casa.

Non si hanno ancora indicazioni sul numero dei partecipanti. Gli organizzatori parlavano, in precedenza, di adesioni per 350 mila presenti. Si tratta certamente di parecchie migliaia di persone, ma, nelle prime ore del pomeriggio di sabato, nessuno si è sbilanciato.

Successivamente gli organizzatori hanno ribadito: “Siamo 350 mila”. Più tardi Gianfranco Massa, uno degli orgnizzatori, ha detto: “Sicuramente siamo più di un milione”, cifra che è salita a un milione e mezzo in una stima successiva.

Più fredda la questura di Roma, che ha parlato di 90 mila persone.

Scatenati invece i politici e i loro addetti stampa, che hanno inondato, da destra e da sinistra, le agenzie e i siti internet di dichiarazioni.

Il corteo e la manifestazione No B day, al di là della nobiltà di intenti, ha avuto di sicuro un primo effetto quello di sconvolgere ancora una volta la vita dei romani, che già avevano pagato venerdì sera con un traffico impazzito e ore in orbita nelle strade della capitale l’incapacità del sindaco Gianni Alemanno che finora non è stato capace di fare seguire fatto concreti alle tonanti dichiarazioni in cui prometteva di farla finita con tutti quei fastidiosi cortei che rendono impossibile la vita a Roma nella maggior parte dei sabati fuori i mesi di canicola.

Erano migliaia le persone che hanno sfilato lungo via Cavour a Roma: il corteo è partito da piazza della Repubblica e, un po’ alla spicciolata e anche per strade minori, ha marciato verso piazza San Giovanni, punto d’arrivo. Molte le bandiere, anche di partito, e i cori “dimissioni dimissioni”; c’era chi sventolava una copia dell’agenda rossa di Paolo Borsellino.

Punto d’arrivo del corteo piazza San Giovanni in Laterano dove già si trovavano diverse migliaia di persone che ascoltavano la musica rock diffusa dal palco allestito sulla piazza.

Nella luce del sole al tramonto sventolavano centinaia di bandiere:  quelle rosse di Rifondazione Comunista e del quotidiano l’Unità, quelle bianche di Di Pietro-Italia Dei Valori, gli stendardi viola portati da cittadini almeno in apparenza non inquadrate in partiti, che hanno dichiarato di avere scelto questo colore per rappresentare la loro non appartenenza politica. Per molti, inoltre, il viola valeva anche come identità regionale e cittadina: Toscana e Firenze, parte d’Italia da cui in apparenza provenivano molti dimostranti.

Sulla piazza persone di tutte le età: tanti i giovani, ma tantissime anche le famiglie con bambini, le coppie di mezza età, gli anziani e gli immigrati. Quasi tutti indossavano qualcosa di viola: sciarpe, maglioni, gilet o gonne e anche chi, come qualche ragazza, era scesa in piazza completamente vestita di viola, dalle scarpe al berretto.

Fragorosi applausi e segnali di apprezzamento hanno salutato l’intervento dell’attore Ulderico Pesce, che  ha chiesto a gran voce: “Dov’é il Pd, dov’é Bersani, dov’é la chiesa, dov’é il papa” facendo riferimento alla crisi economica e sociale del paese.

Sul palco è salita anche Fiorella Mannoia:”Sono venuta a testimoniare la mia partecipazione a questa manifestazione nata su internet, che qualcuno vorrebbe censurare, ma non lo permetteremo. Sono qua perché voglio solo un Paese normale, uno di cui non vergognarci quando andiamo all’estero, che investa sulla gioventù e la ricerca. Che se ne vadano loro, non noi”.

Fra gli interventi più applauditi anche quello di Moni Ovadia: “Questa straordinaria manifestazione testimonia che questo Paese è vivo, ché è un Paese di cittadini e di persone e non di servi e sudditi come piacerebbe a quelli che ci governano”, ha detto.

Un’ovazione l’ha ricevuta l’attore Ulderico Pesce, che ha chiuso il suo intervento con un’invettiva contro il cavaliere: “Sappiamo perché non riusciamo a metterti in galera – ha detto, fra l’altro, nel suo discorso – perché ci se tu dietro le stragi…”.

Alcuni manifestanti, facendo riferimento alle ‘Letterine’ delle trasmissioni Mediaset hanno portato in piazza delle grandi lettere alte circa due metri di colore giallo che componevano la parola ‘dimettiti’. Qualcuno ha intonato ‘Bella ciao’, cambiando il testo in ‘Silvio ciao’.

Altri hanno improvvisato girotondi cantando: “Casca Brunetta la vita è perfetta”.

C’erano anche cartelli con scritto ‘un vero uomo si fa processare’ e persino una coppia che sul passeggino del bambino ha appeso un cartello con scritto ‘io di certo non l’ho votato.

Un concerto di Roberto Vecchioni ha chiuso la manifestazione del No B Day.

In precedenza, per oltre due ore dal palco di piazza San Giovanni si erano susseguiti gli interventi degli oratori, tra cui Salvatore Borsellino, fratello di Paolo, Moni Ovadia, Ascanio Celestini, Dario Fo e Franca Rame, Fiorella Mannoia, il magistrato Domenico Gallo e tanta altra gente comune.