Nunzia De Girolamo. Altre 27 ore di intercettazioni “rubate” agli atti

di Redazione Blitz
Pubblicato il 14 Gennaio 2014 - 13:30 OLTRE 6 MESI FA
Nunzia De Girolamo. Altre 27 ore di intercettazioni "rubate" agli atti

Nunzia De Girolamo. Altre 27 ore di intercettazioni “rubate” agli atti

ROMA – Nunzia De Girolamo. Altre 27 ore di intercettazioni “rubate” agli atti. Il nome del ministro dell’Agricoltura Nunzia De Girolamo compare nell’inchiesta della Procura di Benevento sulla Asl locale, ma non figura in qualità di indagata. Solo che, proprio in queste ore (a mezzogiorno del 14 gennaio) il Tribunale del Riesame cui si è appellato il maggiore degli accusatori e a sua volta ai domiciliari, Felice Pisapia, ha accolto il deposito da parte del legale di altre 27 ore di registrazioni “abusive” (secondo la De Girolamo) di dialoghi intercorsi tra l’esponente Ndc e l’ex direttore amministrativo della Asl a casa del padre della De Girolamo. E’ da quel pozzo di conversazioni che sono usciti brani delle parole della De Girolamo che hanno scatenato la bufera mediatica e politica per il disinvolto uso del potere esercitato in ambito locale e della stessa lingua italiana (più volte i ministro si abbandona al turpiloquio).  Ne può scaturire di tutto, anche una incriminazione.

Finora però, quelle parole (si discuteva dell’assegnazione degli appalti per il bar interno all’ospedale Fatebenefratelli e per il servizio 118 e anche delle irregolarità contestate a un commerciante di mozzarelle amico del ministro), esaminate anche dalla Guardia di Finanza, non hanno presentato profili di rilevanza penale. L’accoglimento agli atti delle altre 27 ore di registrazioni fa parte della strategia difensiva del Pisapia, anche perché il Tribunale del Riesame deve pronunciarsi sul provvedimento del Gip di Benevento che gli ha imposto l’obbligo di dimora a Salerno.

Anche sulle carte già depositate, però, ci sarà un supplemento di indagine da parte dei magistrati, che oltre alla battaglia su questo o quell’appalto, intuiscono una guerra di potere fra partiti, di qua il Popolo delle Libertà (all’epoca dei fatti De Girolamo era deputato Pdl) di là Udeur (e magari appalti e contratti potevano servire a finanziare occultamente questa o quella corrente). Vi allude abbastanza esplicitamente Arnaldo Falato, responsabile del servizio organizzazione aziendale della Asl.

Quest’ultimo viene ascoltato dal pubblico ministero Giovanni Tartaglia Polcini in qualità di persona informata dei fatti e racconta dei suoi rapporti con il direttore generale Nicola Rossi (quello che in una registrazione dice a De Girolamo: «Nunzia, premesso che io non resterò un secondo su quell’Asl se non per te e con te, perché io la nomina l’ho chiesta a te, tu me l’hai data ed è giusto che ci sia un riscontro…») e dice che «per quanto a mia conoscenza vi sono atti amministrativi non in linea con l’attuale legislazione adottati dall’attuale direttore generale», specificando che si tratta di «provvedimenti peggiorativi della posizione dei cosiddetti avversari politici».

Se Rossi rappresenta De Girolamo, Falato ammette di avere altra provenienza («la vecchia guardia Udeur»), ma le cose che riferisce, se verificate, sarebbero comunque gravi: «Il direttore generale mi ha più volte espressamente rappresentato di voler favorire le imprese vicine al Partito della libertà». Ancora più esplicito Pisapia, che certo, però, da indagato, sostiene davanti al pm una linea difensiva. Ma ecco che cosa dichiara, nell’interrogatorio del 14 gennaio 2013, a proposito dei pagamenti della Asl ad alcune ditte fornitrici di servizi, Sanit e Modisan: «Rossi (il direttore generale, ndr) vuole danneggiare Sanit per favorire Modisan (…) che ha sponsorizzato il congresso del Partito della libertà». (Fulvio Bufi, Corriere della Sera)