Nuovi reati, pene più aspre e bavaglio al web: ddl anti corruzione by Severino

Pubblicato il 17 Aprile 2012 - 21:32| Aggiornato il 12 Giugno 2012 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Nel contrasto alla corruzione, il governo fa la sua mossa. Paola Severino presenta alla Camera un emendamento al ddl anticorruzione che introduce nuovi reati e aumenta le pene. Dopo aver a lungo ascoltato i partiti della maggioranza, il ministro della Giustizia scavalca veti e contrapposizioni e mette nero su bianco le sue norme.

Ora stara’ a Pdl, Pd e Terzo polo fare le loro proposte di modifica ed assumersi eventualmente la responsabilita’ di un nuovo stallo in Parlamento. Perche’ le distanze restano tante. Sulla corruzione come su intercettazioni e responsabilita’ civile delle toghe. Mentre scoppia una nuova polemica: nella bozza del ministro sulle intercettazioni, rispunta il ‘bavaglio’ al Web.

Di primo mattino i rappresentati di Pdl, Pd e Terzo polo varcano il portone di via Arenula per un ultimo tentativo di mediazione, prima che le norme vengano presentate in Parlamento.

Battaglieri al tavolo con il ministro i finiani, che con il Pd chiedono che il tema della corruzione abbia un’autonomia e una corsia preferenziale rispetto agli altri due ‘dossier’ sul tavolo. ”No al mercato dei commi”, tuona Giulia Bongiorno. ”Non va bene che il Pdl sia disponibile a fare una legge anticorruzione solo se si possono fare norme punitive contro i magistrati”, dice Italo Bocchino.

Il Pdl resta pero’ fermo nel chiedere che i tre ‘dossier’ vengano portati avanti assieme. Ed e’ allora che interviene la mediazione del ministro. ”La contestualita’ nella discussione dei tre temi” non vuol dire ”contemporaneita’ dell’iter parlamentare”.

Insomma, i tre capitoli restano tutti aperti, come vuole il Pdl. Ma, come chiedono Pd e Terzo polo e come la stessa Severino si era impegnata a fare, si parte gia’ in giornata dalla presentazione delle norme sulla corruzione. Anche se, causa elezioni, se ne iniziera’ a parlare solo l’8 maggio.

Su intercettazioni e responsabilita’ delle toghe le bozze del governo sono pronte. Ma spetta ”ai presidenti di Camera e Senato”, precisa il ministro, calendarizzare i temi nelle rispettive capigruppo. Il lavoro fatto finora, sottolinea Severino, e’ ”estremamente proficuo e ha portato ad avvicinare le posizioni”. Certo, sulle bozze del governo non c’e’ l’accordo dei partiti, che restano (per ragioni opposte) molto critici. Ma il ministro non ne fa un dramma: ”Rimane – dice – il grande ruolo del Parlamento, che puo’ approvare modifiche”.

Tanti i nodi sul tappeto. Se il ddl Severino crea nuovi reati e aumenta le pene (5 anni e intercettabilita’ per la corruzione per esercizio di funzioni), a Pd e Fli quelle pene paiono ancora troppo basse, mentre il Pdl vede al contrario le maglie per l’azione dei magistrati troppo ampie. Poi c’e’ la questione della corruzione tra privati che vale (come chiede l’Europa) solo per le societa’ e non per associazioni, partiti, fondazioni bancarie. E ancora.

C’e’ il timore di alcuni che le nuove norme sulla concussione ‘aiutino’ il processo Ruby. Ma il ministro osserva che e’ fisiologico che ”le nuove norme incidano sui processi in corso”, ma ”nessuno puo’ dire che si e’ intervenuti per incidere su un processo o un altro”.

Quanto alle intercettazioni, distanze siderali. Il Pd, ad esempio, continua a invocare un nuovo testo e che non si riparta dal testo Alfano-Bongiorno. Anche perche’, notano i democrat, nel bozza del governo ci sono disposizioni inammissibili, perche’ incidono su parti di testo inemendabili.

Ma c’e’ una ‘sorpresa’ nella bozza del governo sugli ascolti, che solleva un polverone: rispunta il ‘bavaglio del Web’, la norma ‘ammazza blog’ che introduce l’obbligo di rettifica entro 48 ore anche per i siti, pena multe salate (fino a 12 mila euro). Tutti puntano il dito contro il Pdl, ma si meravigliano che il governo accetti di riproporre una norma gia’ stralciata lo scorso anno. ”Giu’ le mani dalla Rete”, tuona Antonio Di Pietro. Mentre Pd e Terzo polo assicurano che presenteranno emendamenti per cancellare una norma ”inaccettabile”.