I Commando bianco all’assalto degli Ogm. Leghisti e sinistra uniti nella lotta

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Il governatore veneto Luca Zaia

La “guerra degli ogm” è passata per la prima volta in Italia dalle parole ai fatti, dalle opinioni alle “missioni”. La prima scaramuccia è stata combattuta in Friuli: cadute sul campo, è il caso di dirlo, un alto numeri di piantine transgeniche, calpestate a morte da un “commando bianco”, questa la tuta che indossavano di no-global. Ferite gravemente anche le leggi vigenti ma non troppo in queste paese secondo le quali non ci si può fare “giustizia” da soli, neanche delle piantine. Danni collaterali rilevanti anche nel campo della politica, del governo e dell’opposizione.

Già, perchè la “guerra degli ogm” vede strane, anche se tutt’altro che illogiche, alleanze. Sono “contro” gli ogm sia i leghisti che la sinistra alternativa, sia la destra agricola che la sinistra riformista. Per tutti costoro gli organismi geneticamente modificati sono il nemico se non il diavolo. Entità diabolica chiamata con vari nomi: “multinazionali”, “speculazione”, “globalizzazione”, insomma diavolerie di scienziati e gente coi soldi. Diavolerie che minacciano la salute e il vecchio e buon cibo e campo che fu. A favore degli ogm, almeno a favore della loro sperimentazione, sono in tanti, almeno altrettanti. Tra cui il ministro dell’agricoltura Galan. A favore, ma non possono dirlo, elettoralmente non conviene, la pubblica opinione a maggioranza è convinta sia “cibo Frankenstein”.

Cibo e colture che l’Europa ha di fatto rinunciato a “normare” secondo legge, lasciando che ognuno faccia come vuole e come può. Cibo e colture che sono già tra noi: l’Italia importa soia e mai ogm in gran quantità e li destina a cibo per gli animali da allevamento. Ma la “gente” è convinta che non ci siano e che comunque, se ci sono nel mondo, l’Italia è meglio che ne resti “free”. Tra i chimici, gli agronomi e nei laboratori scientifici l’opinione di maggioranza è che gli ogm non siano nocivi alla salute. Anzi, eliminano la necessità di ricorrere ai pesticidi. Si obietta: chi li usa poi resta economicamente schiavo delle sementi, di quelle sementi e delle multinazionali che ne hanno il brevetto. Soprattutto è un dialogo di alte grida tra sordi: per qualcuno gli ogm sono la peste, per gli altri il futuro. In mezzo a questo confuso delirio il governo italiano fa il pesce in barile: priobire del tutto non può, ammettere meno che mai. E quindi qualcuno coltiva, pochi ma qualcuno c’è. A casa di quel qualcuno sono arrivati i giustizieri degli ogm, Galan li ha chiamati “squadristi”, Zaia governatore leghista del Veneto li ha adottati, la sinistra, dal Pd agli ecologisti, hanno applaudito con moderazione.

Mais ogm nel mirino dei “no global” veneti e friulani dunque: che hanno distrutto una coltivazione vicino Pordenone: una settantina di aderenti ai gruppi “no blobal” del Friuli Venezia Giulia e del Veneto ha abbattuto un campo di mais (che si presume geneticamente modificato) a Vivaro. L’azione è stata il pretesto per originare l’ennesima diatriba tra il governatore veneto Zaia e il ministro dell’agricoltura Galan: secondo il primo in questo modo “è stata riprisitnata la legalità”, il secondo ha invece parlato di “azione squadristica”.

Il blitz nel campo, che appartiene a Giorgio Fidenato, è scattato poco dopo mezzogiorno del 9 agosto. I giovani, tutti in tuta bianca, sono entrati nel campo e hanno calpestato le piantine radendole praticamente al suolo.

Galan ha detto di aspettarsi “che le forze dell’ordine identifichino al più presto gli autori di un’azione che identifica coloro che l’hanno compiuta come violenti, squadristi della peggior specie, intolleranti da condannare in ogni senso”.

Di parere opposto il commento di Luca Zaia, secondo il quale era “abnorme la situazione di Vivaro, in cui vi era una coltivazione di mais Ogm assolutamente illegale. Non è possibile pensare di introdurre arbitrariamente organismi geneticamente modificati in Italia senza che questo non inneschi le proteste, sacrosante, di tutti coloro che hanno a cuore la nostra agricoltura e la biodiversità, che ne è cardine fondamentale. Ci sono delle regole che vanno rispettate, e bisogna far capire alle multinazionali che nel nostro Paese non si possono introdurre coltivazioni Frankenstein senza autorizzazione”. La “guerra” continua, il Friuli non è che l’inizio.

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