P3, Bankitalia accusa Verdini: “Sul Credito Cooperativo Fiorentino conflitti d’interesse per 60 milioni”

Pubblicato il 14 Agosto 2010 - 14:30 OLTRE 6 MESI FA

Denis Verdini

Le accuse di Bankitalia. Gli accertamenti ispettivi della Banca d’Italia presso il Credito Cooperativo Fiorentino (Ccf) svolti dal 25 febbraio al 21 maggio scorsi hanno evidenziato ”gravi carenze” degli organi aziendali, con ”totale accentramento dei poteri” sulla figura dell’allora presidente Denis Verdini (coordinatore nazionale del Pdl) ed ”estesi profili” di potenziale ”conflitto di interessi” dello stesso Verdini con quelli della banca, per affidamenti pari a 60,5 milioni di euro. E’ quanto scrive Bankitalia – secondo quanto apprende l’ANSA – nella delibera 553 del 20 luglio scorso inviata al ministro dell’Economia e alla Segreteria del Comitato interministeriale per il credito e il risparmio (Cicr), con la quale è stata proposta – e poi disposta con decreto del 27 luglio dallo stesso ministro Giulio Tremonti – l’amministrazione straordinaria della banca fiorentina, finita anche nell’inchiesta sulla cosiddetta P3.

Bankitalia ha rilevato, in particolare, ”una ampia deviazione della gestione aziendale dai canoni propri del modello mutualistico”, con gravi riverberi su altri profili. In particolare – scrive l’Istituto di Vigilanza – ”gravi anomalie ed irregolarità nelle relazioni creditizie hanno condotto ad una elevata lievitazione dei livelli di concentrazione e di deterioramento della qualità degli impieghi” e all’accentuarsi di rischi di carattere operativo.

Irregolarità nell’antiriciclaggio. Un altro aspetto evidenziato dagli accertamenti di Bankitalia consiste in quelle che l’istituto ha definito “gravi carenze ed irregolarità” in materia di antiriciclaggio. Lo si rileva dalla delibera del 20 luglio scorso inviata al Ministro dell’Economia e alla Segreteria del Comitato interministeriale per il credito e il risparmio (Cicr), del cui contenuto l’ANSA è a conoscenza. Nel paragrafo antiriciclaggio sono citate alcune operazioni, una delle quali riguarda una societa’ editoriale riconducibile proprio a Verdini, che hanno determinato l’interesse degli ispettori.

Per quanto esistesse una elaborazione trimestrale in materia antiriciclaggio, le procedure corrette – secondo Bankitalia – sono state di fatto avviate ”solo agli inizi del 2010”. ”Prive di approfondimento – scrive l’Istituto di Vigilanza – sono rimaste talune operazioni volte ad effettuare, con modalità anomale e in assenza di registrazioni nell’Archivio Unico Informatico, il trasferimento di un importo di 500 mila euro in favore di due clienti classificati a sofferenza”, uno dei quali sottoposto a indagini per riciclaggio.

Inoltre, ”solo nel corso degli accertamenti ispettivi” e in seguito all’avvio di indagini giudiziarie, il Credito Cooperativo Fiorentino” ha provveduto a segnalare i versamenti per complessivi 800 mila euro in favore di una delle società editoriali riconducibili a Verdini, effettuati nel periodo giugno-dicembre 2009 da soggetti non conosciuti, interessati in iniziative economiche di dimensioni modeste o da tempo cessate”. Verdini, interrogato in proposito lo scorso mese di luglio dai pm di Roma e durante una conferenza stampa, ha sostenuto che quel versamento di 800 mila euro rientrava in un’operazione da 2,6 milioni di aumento di capitale del Giornale della Toscana.

Carenze nella gestione. Le criticità gestionali, inoltre, ”hanno determinato il sostanziale azzeramento della capacità reddituale” dell’istituto. Gli ispettori della Banca d’Italia hanno verificato, durante gli accertamenti, l’esistenza di un esecutivo della banca ”scarsamente autorevole” e di un collegio sindacale ”privo di sufficiente indipendenza”.

Il governo societario è risultato ”totalmente accentrato” nelle mani del presidente Denis Verdini (che era in carica dal 1990), ”principale fautore della politica di espansione creditizia verso clientela di grandi dimensioni, fra cui rientrano anche iniziative riconducibili al suo gruppo familiare”, in contrasto con le indicazioni che in passato erano venute dall’istituto di Vigilanza e con le stesse ”linee strategiche elaborate per il triennio 2008-2010, che prevedevano la diversificazione del portafoglio crediti a favore delle famiglie e delle piccole e medie imprese”.