Paolo Romani condannato: al telefono di servizio rispondeva la figlia

di Redazione Blitz
Pubblicato il 30 Marzo 2014 - 07:07 OLTRE 6 MESI FA
Paolo Romani condannato: al telefono di servizio rispondeva la figlia

Paolo Romani

MONZA – Se chiamavi l’assessore sul telefonino di servizio, rispondeva la figlia. È di peculato l’accusa costata la condanna ad un anno e 4 mesi (pena sospesa), pronunciata dal gup Alfredo De Lillo nei confronti di Paolo Romani, capogruppo al Senato di Forza Italia, al termine del processo celebrato col rito abbreviato.

 

Federico Berni per il Corriere della Sera scrive:

Una «stangata», certamente poco gradita all’ex ministro allo Sviluppo economico dell’ultimo governo Berlusconi, presente in aula e uscito senza rilasciare dichiarazioni. Romani è finito sotto accusa per un uso troppo «disinvolto» del telefonino che il Comune di Monza gli aveva dato in comodato, per il suo incarico di assessore all’Expo, tra il 2011 e i primi mesi del 2012. In questo periodo, secondo le accuse, Romani aveva accumulato una bolletta di oltre 3 mila euro. Scandalo che aveva travolto l’intera giunta monzese di centrodestra dell’epoca, con circa mezzo milione di fatture per spese telefoniche di assessori, dirigenti e capiufficio, che pesavano nei bilanci del Comune. Costi lievitati, per un pasticcio tra l’amministrazione e la società di telefonia che forniva il servizio.

Ma a far scattare le accuse di peculato, da parte dei pm Donata Costa e Walter Mapelli nei confronti di Romani, era stata la circostanza che, componendo il numero dell’onorevole, rispondeva la figlia, che gentilmente comunicava all’interlocutore il numero al quale era possibile rintracciare il padre. Romani aveva minimizzato, sostenendo che, per i suoi impegni, usava «quattro telefoni cellulari», è che era pertanto possibile che «in certi casi» rispondesse la figlia o la segretaria.