Compravendita dei parlamentari, Di Pietro in Procura: ecco i “mandanti”

Pubblicato il 13 Dicembre 2010 - 20:52 OLTRE 6 MESI FA

Antonio Di Pietro

Torna in Procura Antonio Di Pietro e indica anche i ”mandanti” della presunta compravendita dei parlamentari. ”Ho indicato fatti, circostanze e nomi”, ha detto ai cronisti. Nel suo incontro con i magistrati il leader dell’Italia dei Valori ha fatto riferimento a piu’ di una persona, ma il riserbo è massimo su numeri e nomi.

”Sono tenuto al segreto istruttorio, e oltretutto siamo in un momento delicatissimo. Non posso assolutamente aggiungere altro”, ha sottolineato Di Pietro. In Procura, Di Pietro era già stato venerdì scorso, affiancato dal penalista Sergio Scicchitano, che oggi ha spiegato il contenuto del nuovo esposto: ”Vengono denunciati fatti dettagliatissimi, è un esposto fortemente documentato con moltissimo materiale allegato”. ”E non si tratta solo di articoli di giornale”, ha chiarito poi, rispondendo a una domanda. Di più non esce. ”Si ha la sensazione che una parola di troppo, oggi, potrebbe generare un guaio”, dice qualcuno a mezza bocca nel partito. Tanta è la preoccupazione che Di Pietro avrebbe mantenuto il segreto anche con i suoi.

A proposito dei mandanti, nell’esposto sarebbero indicati nominativi di personaggi di secondo piano che avrebbero avvicinato i parlamentari per sondare il terreno e verificare la possibilita’ di un passaggio nelle file della maggioranza. Nell’esposto, depositato nell’ufficio del procuratore aggiunto Alberto Caperna, si chiedono ”interventi cautelativi”, ossia l’acquisizione ”ai fini probatori” di atti che dimostrerebbero la fondatezza delle sue accuse. Al riguardo, Di Pietro ha anche chiarito che nell’esposto non si fa riferimento solo ai due deputati che hanno lasciato il gruppo Idv alla Camera, Antonio Razzi e Domenico Scilipoti, ma anche a esponenti di altre formazioni politiche. ”Ci sono comportamenti in Parlamento finalizzati a modificare gli assetti”, ha detto.

E parlando del ”cambio di casacca” di alcuni deputati, Di Pietro li ha definiti ”comportamenti più  spintanei che spontanei”. La procura di Roma, dopo il primo esposto di Di Pietro di venerdi’ 10 dicembre, ha aperto un fascicolo nel quale, per ora, non sono indicate ipotesi di reato. Gli inquirenti dovranno ora accertare se dietro i fatti denunciati si possa configurare la corruzione. Se nelle sue uscite pubbliche, Di Pietro parla di corruzione e si spinge a citare l’associazione a delinquere, definendo a chiare lettere il tentativo di acquisire consensi nel Parlamento per ottenere la fiducia da parte del Premier, negli atti presentati in Procura si e’ limitato a denunciare i fatti.