Intesa Pdl-Pd sulla legge elettorale: un nuovo “patto della crostata”?

Pubblicato il 8 Febbraio 2012 - 09:33 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Pd e Pdl si sono messi d’accordo, almeno all’apparenza, su una bozza di riforma della legge elettorale e c’è già chi parla di “nuovo patto della crostata”. In particolare Carmelo Lopapa su ‘La Repubblica’ mette a paragone il recente patto tra i due partiti di opposta fazione con quell’accordo in odor di Bicamerale che fecero Silvio Berlusconi e Massimo D’Alema nel 1997 a casa di Gianni Letta, nella famosa cena in cui la moglie di Letta servì ai commensali la “crostata”.

All’epoca l’episodio venne bollato come “inciucio” perché si disse che proprio davanti a quella crostata venne stipulato tra il Cavaliere e l’allora segretario dei Democratici di Sinistra un tacito patto di non-belligeranza in base al quale D’Alema si sarebbe impegnato a non fare andare in porto una legge sulla regolamentazione delle frequenze televisive. Dopo quel patto il “biscotto” del Cavaliere fu che D’Alema venne promosso premier.

Repubblica ricorda oggi quel patto mettendolo in relazione con quello attuale tra Pdl e Pd per una nuova legge elettorale. Quali saranno le reciproche promesse fatte non è dato saperlo ma quel che è certo è che dall’esito della trattativa, in cui dovranno essere inglobati per forza di cose anche il Terzo Polo da una parte e la Lega dall’altra, dipenderà non solo la forma della nuova legge elettorale, ma anche i futuri assetti politici.

Sulla futura legge elettorale per ora si parla di un “ibrido”, un sistema iberico-tedesco: per un 50% un maggioritario (alla spagnola) con collegi molto piccoli per dare la possibilità agli elettori di scegliere i propri candidati, per l’altro 50% un proporzionale con liste bloccate. Restano le indecisioni della Lega e degli ex An rimasti nel Pdl.

Intanto mercoledì 8 febbraio il Pdl aprirà la trattativa coi centristi, decisi a imporre le proprie idee e a fare da ago della bilancia: “Siamo sereni, qualsiasi scelta facciano dovranno fare i conti con noi – dice Roberto Rao – Se puntano a un ‘porcellinum’ per marginalizzarci o costringerci a scegliere, ci fanno un grande regalo: noi andiamo al voto a passo di carica sicuri della nostra forza”.