Il Pd resta in Aula e non sceglie l’Aventino della Bindi. Bersani: “Battaglia in Parlamento e fuori”

Pubblicato il 1 Aprile 2011 - 12:06 OLTRE 6 MESI FA

Pier Luigi Bersani

ROMA – Prima c’è stato lo scontro e alla fine il rinvio: di fatto l’esame alla Camera del testo sul processo breve è rinviato. Il Pd sceglie di restare in Aula, di evitare l’opzione Aventino come annunciato dalla presidente Rosy Bindi che invocava l’uscita e “gesti simbolici forti”. Alla fine quindi fa battaglia in Parlamento, come sostiene Dario Franceschini. Anzi, in piazza e in Parlamento, come aggiunge il segretario Pier Luigi Bersani. Scrive Stefano Cappellini sul Riformista “l’opposizione non si fa con i bei gesti” e alla fine di fatto è stato vincente restare.

Vediamo com’è andata. Si dà lettura del processo verbale della seduta del giorno prima, ma manca la parte in cui si parla dell’attacco del ministro della Difesa Ignazio La Russa al presidente di Montecitorio Gianfranco Fini. L’opposizione lo nota e chiede l’inserimento dei fatti così come si sono svolti. La maggioranza invece non eccepisce. Anzi.

Ma per Roberto Giachetti (Pd), Franco Evangelisti (Idv) e Gianluca Galletti il testo così com’è  non può essere approvato. Fini allora decide di metterlo in votazione. Ma gli esponenti del governo però sono al Consiglio dei ministri. L’opposizione fa entrare di corsa tutti i parlamentari. Giachetti è un ‘buttadentro’ implacabile e insegue i ‘suoi’ anche alla buvette e in cortile. Quando Fini apre la votazione i ritardatari corrono verso l’Aula. Anche i ministri che arrivano alla spicciolata. La votazione resta aperta quasi 4 minuti. Ma quando l’inquilino di Montecitorio la chiude, tra le proteste del centrodestra, quattro esponenti del governo non sono riusciti a votare. E per il processo verbale è troppo tardi.

Raggiunta la parità tra i poli è da considerarsi bocciato. Il Pd resta però diviso, anche ai vertici, contro il governo.