Pd. Chiara Saraceno: antiberlusconismo non vince elezioni

Pubblicato il 1 Maggio 2013 - 08:33 OLTRE 6 MESI FA
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Chiara Saraceno: antiberlusconismo non basta

“Viene da chiedersi se a tenere insieme i vari pezzi del Partito Democratico non ci fosse solo l’ antiberlusconismo: un collante che trova sempre nuova giustificazione nei comportamenti di chi lo provoca, ma che non è sufficiente a dare identità e motivazione a un partito e ai suoi elettori”.

È il punto centrale di un articolo, scritto per Repubblica, sul fatto che “l’ antiberlusconismo non è più sufficiente”, di Chiara Saraceno. Vien da dire “meglio tardi che mai”, visto che l’antiberluconismo viscerale di Repubblica ha condizionato il Pd fino al punto cui ora è arrivato. Ora, Chiara Saraceno constata:

“La campagna elettorale è stata sconfortantemente esemplare: timorosa di parlare agli elettori in campo aperto, per mancanza di un programma chiaro dopo anni di solo antiberlusconismo seguiti da un anno di subalternità al governo Monti di cui non si era stati capaci di correggere le decisioni più nefaste per la tenuta dell’occupazione e dei bilanci famigliari.

E anche che

“i famosi “otto punti” sono saltati fuori ad elezioni non vinte, dando l’idea di una pura strumentalità senza convinzione”.

Colpa di Pierluigi Bersani e della sua inadeguatezza, ma Chiara Saraceno non ci sta e va oltre:

“Bersani ha certo le sue responsabilità. Ma altrettante ne ha l’intera dirigenza: tanto pronti a combattersi e a bloccarsi vicendevolmente quando sono in ballo questioni di poltrone o temi identitari di corrente, pardon culture (finanziamenti alla scuola cattolica, fine vita, unioni omosessuali e simili), tanto indifferenti di fronte alla pericolosa deriva di un partito che aveva perso contatto sia con il paese sia con gran parte del suo elettorato”.

Allora

“non c’è da stupirsi che quando il collante antiberlusconiano è stato esplicitamente depotenziato in una ricerca di “ampi consensi” e “larghe intese”, che privilegiavano come partner proprio il “nemico”, la fragile intesa su cui il partito si reggeva è andata in frantumi e ognuno per sé”.

Per questo, denunce tipo

“quella di Rosi Bindi su un eccesso di nuovismo giovanilista promosso da Bersani nel definire le liste elettorali.

“quella operata dalla (ex) dirigenza del Partito democratico nei confronti dei parlamentari del Movimento 5 Stelle, indicati come responsabili della difficoltà a formare una maggioranza di governo dopo la non vittoria elettorale, perché incapaci, prima ancora che ostili, ad assumere responsabilità istituzionali.

“quella più generale sulla “impreparazione e anche la semplice ignoranza, la maleducazione e il cinismo di molti parlamentari vecchi e nuovi e trasversali ai partiti”.

“e anche le analisi che le sottendono”,

sono, secondo Chiara Saraceno, solo

“l’ennesima dimostrazione di quanto poco il Pd e la sua dirigenza abbiano capito che il problema stava e sta nel partito stesso.

“Un partito mai nato, come [hanno ripetuto] più volte (a voce, non via Twitter) in questi giorni di passione da molti militanti ed elettori incontrati in dibattiti che avevano tutt’altro argomento.

“Da questo punto di vista, ha più ragione Marini di Bindi: il Pd non è mai riuscito ad andare al di là di un assemblaggio di pezzi di partiti, di potentati diversi.

“Nonostante la continua evocazione della ricchezza creata dal dialogo tra culture diverse, non c’è mai stata costruzione di una cultura politica comune, su nessuno dei temi importanti. Al contrario, le divisioni e le inconciliabilità sono rimaste le stesse.

“Anche i nuovi arrivati, complice l’anticostituzionale legge elettorale, sono stati scelti per lo più secondo la logica della spartizione per correnti e per “aree culturali”.

“Non essere stati capaci di scegliere in questi anni per quale idea di politica di sinistra si doveva lavorare, pur con tutte le mediazioni necessarie, e tanto meno di spiegarla al paese, ha portato il Pd alla resa finale e a rivolgersi di nuovo a Giorgio Napolitano. Altro che impreparazione e disobbedienza di giovani neofiti preoccupati di perdere amici su Twitter o Facebook. Vecchi e navigati politici distruttivi non trovano altra soluzione che affidarsi di nuovo a chi li aveva tratti d’impaccio un anno e mezzo fa, questa volta d’accordo con l’arcinemico”.