Pd, mai più “compagni”. I Giovani Democratici scrivono a Bersani: “Basta col passato”

Pubblicato il 21 Giugno 2010 - 08:41 OLTRE 6 MESI FA

I giovani del Partito Democratico vogliono mandare in soffitta lo storico appellattivo di “compagni e compagne”. I Giovani Democratici hanno scritto una lettere al segretario Pier Luigi Bersani in cui hanno spiegato di non riconoscersi più nello storico epiteto utilizzato fin dai tempi del Partito Comunista. Il fatto non va derubricato come semplice folklore politico: in realtà rafforza il sospetto che nonostante i numerosi cambi di facciata il Pd resti una versione aggiornata del defunto partito comunista. Da qui l’imbarazzo, quando non il disagio, di quanti non si riconoscono in quella pur nobile tradizione, vedi cattolici, liberali, socialisti e le varie anime chiamate a concorrere per l’edificazione del partito nuovo e libero dalle ideologie del passato.

La lettera, firmata da Luca Candiano della direzione romana dei Giovani Democratici, Veronica Chirra, Matteo Cinalli, Sante Calefati e Mariano Ceci, comincia così: “Caro segretario, siamo giovani tanto nel senso anagrafico, quanto nel senso politico. Abbiamo l’età del Pd e vorremmo che anche la nostra tradizione politica fosse quella del Pd. Ti scriviamo perché vorremmo renderti cosciente del nostro disagio di fronte a parole e comportamenti che guardano in maniera ingiustificatamente romantica al passato”. Il riferimento è all’episodio che ha visto protagonista l’attore Fabrizio Gifuni, che durante la manifestazione contro la manovra del governo, si è rivolto alla platea del Pd salutando appunto “i compagni”.

“Le parole compagni o compagne – scrivono i Giovani Democratici – la festa de l’Unità, sono parole e concetti che noi rispettiamo per la tradizione che hanno avuto ma che non rientrano nel nostro ‘pensare’ politico e che quindi facciamo fatica ad accettare. Quando ieri al Palalottomatica alcuni relatori hanno iniziato il loro discorso con il trapassato ‘cari compagni e care compagne’ noi non ci siamo sentiti destinatari del loro messaggio. E non per partito preso. Ma perchè per noi i compagni sono quelli di scuola e se qualcuno ha da dirci qualcosa preferiamo che ci chiamino col nostro nome, preferiamo che ci chiamino democratici”.

I “rampolli” del Pd chiudono la lettera con un invito per Bersani: “Non vogliamo insegnarti il tuo mestiere, né minacciare di andarcene perché abbiamo creduto nel Pd e vogliamo ancora crederci. Vogliamo soltanto che ci venga data una tradizione nuova, plurale, riformista e democratica”.