Pd, aspettando la Direzione: Area Democratica si divide tra Franceschini e Veltroni sul sì a Bersani

Pubblicato il 22 Settembre 2010 - 23:59| Aggiornato il 23 Settembre 2010 OLTRE 6 MESI FA

Area Democratica, la componente di minoranza nata per sostenere Dario Franceschini al congresso dello scorso anno si presenterà giovedì, alla direzione del Pd, divisa. In una lunga riunione a cui sono intervenuti tutti i big si e’ dovuto prendere atto della spaccatura nata dopo il documento dei 75 promosso da Walter Veltroni, Giuseppe Fioroni e Paolo Gentiloni. La divisione potrebbe in particolare verificarsi al momento del voto della relazione del segretario Pier Luigi Bersani, verso la quale Dario Franceschini è disposto a fare un’apertura di credito.

All’assemblea dei parlamentari di Area Democratica Franceschini ha ribadito le critiche sia sul contenuto che sul metodo del documento dei 75. In questione è il modo di fare opposizione all’interno del partito. Anzichè marcare ogni volta le distanze dal segretario, senza però incidere, secondo Franceschini è meglio un rapporto dialettico sì ma collaborativo, in grado di influire sulla linea del partito. Si tratta della cosiddetta ”gestione collegiale” che Franceschini chiederà a Bersani, e se questi la accoglierà potrà incassare il sì da parte della componente vicina al capogruppo della Camera.

Veltroni è intervenuto subito dopo, difendendo il documento e invitando l’assemblea ad evitare la conta, per non spaccarsi già nella riunione di mercoledì sera. Per l’ex segretario sarebbe opportuno ascoltare prima la relazione di Bersani per poi trarre le conclusioni, aspettando cioè di vedere se essa è ”inclusiva” delle ragioni di fondo del documento o se invece sarà ”escludente”. In ogni caso a suo giudizio un voto domani in Direzione sarebbe sbagliato perche’ cristallizzerebbe le posizioni. La proposta di Veltroni è stata però respinta dalla controparte, a partire da Marina Sereni e Federica Mogherini, e soprattutto Piero Fassino.

Per l’ex segretario Ds è compito di Area Democratica incalzare la segreteria e collaborare sulla base delle proprie idee; è legittimo anche l’approccio di Veltroni, quello cioè di marcare le distanze dalla segreteria, ma il chiarimento va fatto subito perché già domani in Direzione ci si potrà trovare di fronte alla scelta. Sono quindi intervenuti, per difendere le ragioni del documento prima Paolo Gentiloni e poi Beppe Fioroni, che ha insistito sull’impraticabilita’ della cosiddetta ”gestione collegiale”, citando un fatto che lo ha riguardato: ”Sono stato nominato da Bersani responsabile per il Welfare – ha ricordato – poi il giorno dopo sono stati nominati un responsabile per il Lavoro, poi un responsabile per la Sanità, e infine uno per la Sussidiarieta’, e a me e’ rimasta solo l’etichetta”.

Duro anche con chi ha insinuato una sua imminente uscita dal partito: ”Se qualcuno mi vuole cacciare se lo puo’ scordare”. Ruvido l’intervento di risposta di Franco Marini che ha insistito, come nei giorni scorsi, sulla inopportunita’ del documento che ha fatto ”un danno enorme al partito”. Marini ha poi sottolineato la necessita’ che domani in Direzione si voti e ”non si faccia finta di niente, altrimenti -ha spiegato- le persone ci riderebbero dietro”. Se dunque l’area piu’ vicina a Dario Franceschini potrebbe votare a favore della relazione di Bersani, quella che fa capo a Veltroni, Fioroni e Gentiloni, dovra’ decidere se astenersi, uscire dalla sala o anche votare contro.