Droga party e calcio scommesse scuotono il Pd a Potenza

Pubblicato il 8 Dicembre 2010 - 09:39 OLTRE 6 MESI FA

Lo stadio del Potenza

Gian Marco Chiocci per Il Giornale scrive di scommesse clandestine, partite truccate, cocaina e politica, cocaina e calcio, cocai­na a Potenza. Avrebbe tutto a che fare con un’inchiesta che coinvolge il centrosinistra. Lo scandalo della calciopoli locale esplo­so a novembre dello scorso anno con l’arresto del presi­dente del Potenza calcio, Giu­seppe Postiglione, accusato di vendersi le partite e di scommetterci sopra, oggi in­vestirebbe il centrosinistra della Basilicata, la giunta regiona­le è guidata dal Pd Vito De Fi­lippo.

Antonio Cossidente, temuto pentito della cosca lo­cale collegata alla ’ndranghe­ta, dopo aver verbalizzato quel che sapeva sulla connec­tion sportivo-criminale (dal­la costruzione di un nuovo stadio alla gestione di sale­scommesse, dai 170mila eu­ro “di provenienza illecita versati al presidente Posti­glione al servizio d’ordine af­fidato al clan”) ha “sparato” sui politici e sui presunti rap­por­ti con alcuni di loro che at­tualmente fanno parte o appoggiano, la giunta del gover­natore De Filippo. Accuse tut­te da dimostrare ovviamen­te.

I nomi tirati fuori in aula dal super pentito Cossidente so­no quelli del vicepresidente della giunta, Agatino Mancu­si, coordinatore regionale dell’Udc, ma anche del consi­gli­ere regionale Luigi Scaglio­ne, eletto nelle file di Popola­ri uniti che appoggiano l’am­ministrazione di centrosini­stra e poi Roberto Galante, già consigliere comunale del­l’Idv e candidato dei Popolari uniti. È invece un secondo pentito, Alessandro D’Ama­to, a fare il nome di Gaetano Fierro, ex assessore regiona­le all’Agricoltura ed ex sinda­co di Potenza, candidato al Senato con l’Udeur, ora nel­l’Udc al coordinamento re­gionale. D’Amato si sofferma anche sulla confidenza rice­vuta in cella dal coimputato Cossidente che gli avrebbe parlato di un ricatto da 100mi­la euro ai politici per tenere la bocca chiusa.

Vere bombe a orologeria quelle del collabo­rante Cossidente: “Negli an­ni dopo il 2002-2003 control­lavo la sicurezza dello stadio Viviani di Potenza con la so­cietà Potenza Asc. Poi eb­bi contatti con il consigliere regionale Luigi Scaglione sia in termini di politica che di amicizia, dopodiché, nell’ul­timo periodo, parlammo del­la costituzione di una nuova società e della costruzione di un nuovo stadio con annessi locali commerciali”. Cossi­dente si sofferma a lungo su Scaglione: “L’ho conosciuto nel 2002, era inserito nel Cda del Potenza e in quel mo­mento entrai a far parte della sicurezza per il tramite di Re­nato Martorano (esponente della ‘ndrangheta in Basilica­ta, ora in carcere). In quell’occasione conobbi Raf­faele Marino, Vito Giuzio, Genni D’Onofrio e Agatino Mancusi. Dopo iniziai ad ave­re vari contatti. Lui era inviso dalla tifoseria e quindi cercò di avere tranquillità. Dato che ero sottoposto a una mi­sura di sicurezza molto rigida avevo la necessità di dimo­strare che facevo qualcosa. Scaglione si adoperò con Ora­zio Colangelo (nel 2008 elet­to con una lista civica vicina al centrosinistra) per far­mi avere la gestione del cam­po “Tre fontane” e avere una facciata pulita”.

Quando si passa al capitolo elezioni, le parole del “dichia­rante” si spostano sull’ex Idv Roberto Galante: “Nel 2005 votammo sia lui (Scaglione) che Roberto Galante, al­le regionali… comunque fu aiutato”. E sempre a proposi­to di Scaglione parla dell’as­sunzione di uno dei suoi uo­mini al Don Uva, un centro di riabilitazione: “Ha fatto da tramite per far sì che una per­sona a me vicina facesse lavo­ri di giardinaggio, un pre­giudicato a me vicino, tra­mite un altro politico all’inter­no della struttura”.

Poi la do­manda del pm punta alla dro­ga. Cossidente non si fa prega­re: “In un’occasione il boss Al­do Fanizzi ( arrestato due gior­ni fa) mi disse di aver con­segnato 5 o 10 grammi di co­caina a Scaglione”. Vero? Fal­so? Le persone tirate in ballo dal pentito respingono le ri­spettive accuse. “Non ho mai fumato neanche una sigaret­ta – sbotta Scaglione – figuria­moci la cocaina. Hanno inter­cettato il telefono, è tutto ne­gli atti, è tutto chiaro e traspa­rente”. E sul favore chiesto per il figlio dal boss pentito? Scaglione non nega il contat­to ma spiega d’aver chiesto a Cossidente il titolo di studio prima di liquidarlo così: “E fallo studiare che poi si ve­de”.

Nega anche Galante. Rapporti limpidi. “Gli inqui­renti avranno modo di dimo­s­trare che non c’entro niente.Cossidente lo conoscono tut­ti visto che i giornali ne han­no parlato tanto. Bisogna ca­pire cosa si intende per conoscere. Il mio elettorato è fatto dalle persone che cono­sco, da amici. E allora que­st’anno quando ho preso 838 voti chi mi ha appoggiato, la Sacra corona unita?”. Si difen­de energicamente anche il vi­cepresidente Agatino Mancu­si sui contatti con l’ex boss: “Andavo al campo ma non ho mai avuto rapporti di ge­stione all’interno del Poten­za Asc, solo ruoli margi­nali. Eravamo un gruppo di amici che portavano avanti questa esperienza, niente più. Conosco Cossidente per­ché veniva sempre lì, né più e né meno. Quando stai ai bordi di un campo e conosci delle persone, non è che sai tutto il resto”.