Pd, Gianni Cuperlo si è dimesso. “Renzi mi ha attaccato personalmente”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 21 Gennaio 2014 - 14:50 OLTRE 6 MESI FA
Pd, Gianni Cuperlo si è dimesso da presidente

Gianni Cuperlo (Foto Lapresse)

ROMA – Gianni Cuperlo si è dimesso da presidente del Pd. Dimissioni che preannunciano una battaglia parlamentare da parte della sinistra del Pd contro il piano riforme e il sistema di legge elettorale voluti da Matteo Renzi. Le ha annunciate lui stesso durante la riunione della minoranza alla Camera, leggendo la lettera che invierà al segretario Pd Matteo Renzi.

La risposta dell’ex rottamatore è arrivata subito, sempre con una lettera. Rivolto a “Gianni” il sindaco di Firenze ha detto di rispettare la sua scelta ma lo ha accusato di non saper accettare le critiche: “In un Partito democratico le critiche si fanno, come hai fatto tu, scrive il segretario, ma si possono anche ricevere”.

L’ultimo scontro tra Cuperlo e Renzi era arrivato durante la direzione del Pd di lunedì 20 gennaio. Cuperlo aveva definito “incostituzionale” la proposta di riforma elettorale del segretario, che aveva respinto al mittente le critiche sottolineando come proprio Cuperlo fosse stato eletto senza primarie, e quindi, di fatto, con metodo simile alle liste bloccate bocciate dalla Corte Costituzionale.

Nella lettera a Renzi, Cuperlo ha spiegato:

“Mi dimetto perché sono colpito e allarmato da una concezione del partito e del confronto al suo interno che non può piegare verso l’omologazione, di linguaggio e pensiero. Mi dimetto perché voglio bene al Pd e voglio impegnarmi a rafforzare al suo interno idee e valori di quella sinistra ripensata senza la quale questo partito semplicemente cesserebbe di essere. Mi dimetto perché voglio avere la libertà di dire sempre quello che penso. Voglio poter applaudire, criticare, dissentire, senza che ciò appaia a nessuno come un abuso della carica che per qualche settimana ho cercato di ricoprire al meglio delle mie capacità. Ancora ieri, e non per la prima volta, tu hai risposto a delle obiezioni politiche e di merito con un attacco di tipo personale”.