Pd, Matteo Renzi: “Segretario, pronto. Congresso e regole”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 1 Settembre 2013 - 19:13 OLTRE 6 MESI FA
Pd, Matteo Renzi: "Disponibile a guidare il partito. Epifani convochi congresso"

Pd, Matteo Renzi: “Disponibile a guidare il partito. Epifani convochi congresso”

GENOVA – “Io sono disponibile a guidare il Pd ma poi decidono gli elettori”. Così Matteo Renzi alla festa del Pd di Genova lancia ufficialmente la sua candidatura alla segreteria del partito. Direzione elezioni: “Il punto non è quello che faccio da grande ma quello che facciamo insieme per un partito che non sbagli il calcio di rigore a porta vuota ma torni a vincere”. E subito parte in pressing su Epifani: “E’ ora che fissi il congresso e si decidano le regole”.

Accolto da una folla di simpatizzanti, il sindaco di Firenze, fa autoanalisi: “Se in campagna elettorale avessimo pensato un po’ meno a smacchiare il giaguaro e un po’ più al lavoro, al governo c’eravamo noi senza Schifani e Alfano”. Altrettanto lucidamente analizza il largo consenso riscosso dal Movimento di Beppe Grillo: “Abbiamo dato l’immagine di un partito chiuso nella paura, ma le lezioni si vincono con il coraggio non con la paura. Una parte degli elettori si era rotta le scatole per la nostra inconcludenza e incoerenza su temi come il finanziamento pubblico o la legge elettorale”.

Il monito di Renzi al momento si ferma a questo: “Se il Pd parla dell’Italia vince, se parla del Pd perde. Al congresso quindi parliamo dei problemi degli italiani”. Sulle primarie: “C’è un fatto ontologico, ci chiamiamo democratici, perché scegliamo insieme – sottolinea il sindaco – Sarebbe importante se prima della festa, il segretario del Pd ci convocasse questo benedetto congresso, che va fatto entro il 7 novembre. Io comunque mi son tenuto libero tutte le domeniche prima…”.

“Che io ci stia facendo un pensierino non è un mistero – aggiunge Renzi – Il problema è che regole ci saranno, e soprattutto che tipo di idee ci saranno. Basta casacchine di appartenenza”. Poi scherza: “Il primo che mi dice di essere renziano gli consiglierei un trattamento sanitario obbligatorio, no alla politica che si riduce ad un cognome con un suffisso”. E torna a sferzare sulle correnti in casa Pd: “Al congresso non voglio i voti dei renziani ma il voto di uomini liberi che hanno a cuore l’Italia”. Sabato, Pierluigi Bersani lo aveva attaccato definendolo “leader del correntismo”. All’ex segretario Renzi fa sapere che “Voglio il voto di tutti, non di una corrente”.

Il post-rottamatore, poi ripercorre la mancata elezione di Romano Prodi al Quirinale: ”L’atteggiamento dei 101 è immorale e inqualificabile, ti alzi e lo dici, come io ho fatto con Marini, non fai quello che accoltella alle spalle”. E ammette che l’obiettivo dei franchi tiratori era ”non solo sbarrare la strada a Prodi ma anche immaginare un percorso diverso”.

Guardando al futuro Matteo Renzi va oltre la rottamazione: “Vanno rottamati anche alcuni personaggi dell’economia. Serve una rivoluzione radicale, non basta il cacciavite. In Italia ci sono tante finte realtà imprenditoriali, dove con patti parasociali e sociali, anche con partecipazioni da prefisso telefonico, lo 0,12% o lo 0,15%, si controllano i grandi gruppi editoriali, industriali e i giornali”.

E sui senatori a vita si smarca: “Io sono per l’abolizione del Senato. Il ping pong tra Camera e Senato andava bene ai tempi della Costituente ma oggi è superato. Oggi bisognerebbe fare le cose più veloci. Immagino che risparmiare 315 indennità senatoriali non cambia la vita del Paese ma sia un segnale”.

Imprescindibile una domanda sulla decadenza di Silvio Berlusconi. “Io sono rimasto dov’ero è lui che ha cambiato la sua, è lui che è stato condannato” ha detto Renzi. “Continuo a dire che non bisogna avere puzza sotto il naso per chi lo ha votato” ma che “contestare la condanna in Cassazione vuol dire contestare le istituzioni”. Poi si smarca: “Dopo 20 anni rivendico il diritto a non parlare tutti i giorni di lui. Dobbiamo parlare dell’Italia, di noi. Questo è il Pd che dobbiamo fare”. E il pubblico applaude.

Il governo Letta è “basato su un’alleanza parecchio di necessità, parecchio”. “Con il governo sarò contento quando sarà cancellata la Bossi-Fini perché noi siamo lì per fare le riforme”. E sull’Imu ci scappa la battuta: “L’unica promessa elettorale di Berlusconi l’abbiamo esaudita noi – rileva il sindaco – Noi del Pd siamo generosi, ma ora siccome sull’Imu l’hanno vinta loro vogliamo portare proposte serie su semplificazione, giustizia sociale e legge elettorale. Portiamo le nostre idee al governo”.