Pd, lo strappo dei “prodiani”: “Partito trasformato in modo che non ci piace, sceglieremo caso per caso”

Pubblicato il 27 Dicembre 2010 - 09:55 OLTRE 6 MESI FA

Arturo Parisi

Nel tempo il Pd si è trasformato ” per di più per iniziativa dei principali dirigenti del partito, in un modo di essere ‘partito’ e di stare nel partito che non corrisponde più alle forme evocate in passato dal termine partito e allo stesso tempo, promesse in nome di un partito nuovo per il futuro”. Per questo un gruppo di parlamentari del Pd, in testa Arturo Parisi, hanno deciso di ”concorrere d’ora innanzi alla vita del partito valutando occasione per occasione, cominciando dalla prossima direzione nazionale”.

In una lettera inviata al segretario, Pierluigi Bersani, e pubblicata sul Corriere della Sera, a firma anche di Mario Barbi, Antonio La Forgia, Fausto Recchia, Andrea Papini, Albertina Soliani e Giulio Santagata, tutti vicini all’ex premier Romano Prodi, i parlamentari denunciano la ”mutazione” del partito, avvenuta attraverso la formazione ”di associazioni con propria autonoma e formale membership” passando attraverso ”il non riconoscimento delle sedi ufficiali come luogo di analisi e valutazione dei principali passaggi politici ed elettorali”.

Senza contare gli episodi della vita parlamentare, a partire dalla ”clamorosa dissociazione dall’indicazione del gruppo di un’intera filiera della dirigenza, a cominciare da te, in occasione dell’emendamento sul finanziamento pubblico ai partiti”.

Per questo ”non riteniamo più produttivo continuare con la pratica di riunioni che precipitano in frettolosi voti unanimistici chiamati a confermare decisioni già assunte” in altre sedi, ”a pranzi” o con ”interviste” e ”spiegazioni della linea del partito sui media da parte di chi, pur dirgente autorevole, non riveste nel presente responsabilità formali”.