Pd, partito nazionale: primo in 107 Province su 110

di Redazione Blitz
Pubblicato il 27 Maggio 2014 - 11:13 OLTRE 6 MESI FA
Pd, partito nazionale: primo in 107 Province su 10

Pd, partito nazionale: primo in 107 Province su 10

ROMA – Pd, partito nazionale: primo in 107 Province su 10. A scorrere i record raggiunti dal Partito Democratico con la clamorosa affermazione di Matteo Renzi alle Europee, si ricava il profilo di un vero partito nazionale, a vocazione maggioritaria, radicato capillarmente in tutta Italia e capace di vincere ovunque (perfino in nord-est), nonostante sia al Governo (a parte Merkel gli altri leader europei sono stati tutti puniti) e di prendere più voti a dispetto di un numero inferiore di votanti (un “astensionismo asimmetrico” ha penalizzato di più Forza Italia e M5S).

Il professor Roberto D’Alimonte, esperto di sistemi elettorali e analisi del voto, ha spiegato sul Sole 24 Ore come gli 11 milioni e rotti presi dal Pd (2,5 mln in più di Bersani alle politiche, ma con una base più ristretta di elettori) dimostrino “la forza nazionale con una presenza territoriale omogenea” del Pd trainato da Matteo Renzi. Che l’ha trasformato nel Pd (R), il partito democratico di Renzi, ovvero in un “post-partito personale”, secondo la sintesi politica di Ilvio Diamanti su Repubblica.

Primo in tutta Italia. A parte Isernia, Sondrio e Bolzano il Pd(R) è avanti in 107 Province su 110. Non era mai successo. Era capitato solo due volte, invece (De Gasperi nel ’48 e Fanfani nel ’58), che un solo partito conseguisse più del 40,8% dei consensi. Che, nel Paese, sono così distribuiti: 41,1% nel Nord-Ovest, 39,1% nel Nord-Est, 52,5% nel Centro, 36% al Sud. Fortissimo nelle cosiddette “regioni rosse”, il Pd si rivela a sorpresa anche partito nordista, specie nel confronto con Forza Italia e Grillo che al sud prendono quasi la metà dei loro voti, contro il 34% del Pd. Nel Nord-Est (e i sondaggi annunciavano l’inversione di tendenza), cioè in Lombardia, Veneto, Friuli V.G. e Trentino Alto Adige, il Pd ha preso più voti da solo di quanti ne abbiano preso insieme tutti i partiti del centrodestra: 39,1% contro 35,3%. 

Sale l’astensionismo, crescono i voti di Renzi. Il boom di Renzi si spiega confrontando l’incremento del numero di chi ha scelto di non recarsi alle urne (6,5 milioni, +17%) e l’aumento in termini assoluti dei voti Pd. Per capirci: con gli stessi 8,6 milioni presi da Bersani Renzi avrebbe beneficiato comunque di percentuali più alte. Invece ha preso 2,5 milioni di voti in più con meno votanti, questo spiega l’eccezionale performance a un passo dal 41%.